Il piccolo Nour è un adolescente ma sembra un bambino. Ha una madre (araba) in coma farmacologico e tre fratelli maggiori diversamente ingestibili e palestrati. Il padre (italiano) è morto da anni e nella loro casa popolare, da qualche parte in Francia sul Mediterraneo, il tempo sembra essersi fermato. In realtà però tutto si muove velocemente e ogni fratello maggiore ha il suo modo - non sempre legale - di affrontare la vita e portare qualche soldo a casa.
Così Nour, che deve fare la sua parte, tace, cerca di evitare le botte del primogenito, il più fragile e il più forzuto, ma soprattutto guarda. Guarda e vede tutto, sempre cercando di non farsi vedere troppo. Come capita ai ragazzini a cui nessuno sembra fare caso, ma che hanno un mondo dentro. Per Nour quel mondo è la musica, anzi la lirica. Un’eredità del padre, muratore italiano che cantava alla moglie famose arie d’opera, riprese da Nour con voce flebile ma intonatissima. Come un giorno scopre per caso Sarah (Judith Chemla, già in “Una vita” di Brizé), un’insegnante di canto che se lo trova nascosto dietro la porta a cantare “Una furtiva lagrima”. E lo trascina in quel paradiso pieno di note e di ragazze, ignara dei rischi corsi da Nour ogni volta che se la svigna per entrare in quel microcosmo così lontano dal suo.
Anche se non è questa la chiave del bell’esordio di Yohan Manca, teatrante italo-ispano-francese cresciuto nelle banlieue parigine ma deciso a non piegarsi all’immagine dominante delle periferie multietniche per guardare piuttosto alla grande commedia all’italiana.
Quindi luce e colori caldi (la pellicola in 16 mm. fa ancora meraviglie), fantastiche partite a pallone in spiaggia, personaggi sempre sopra le righe, scatti di rabbia o di orgoglio autodistruttivo che minano la sicurezza di tutta la famiglia (per fortuna il secondogenito, il portentoso Sofian Khammes, conosce l’arte del sorriso permanente che usa anche per fare allegramente marchette). Mentre la madre giace nella sua stanza attaccata alle flebo e il film si avvia verso un epilogo pasticciato e fin troppo fiabesco che però non cancella la tenerezza e la grazia di quel piccolo cantante ostinato.
Di Nour, delle sue timidezze, del suo sguardo sul mondo - e del suo prodigioso interprete Maël Rouin-Berrandou - non ci dimenticheremo così in fretta.
“Una voce fuori dal coro”
di Yohan Manca
Francia, 108’