Metti Gelsomina nell’Italia di oggi. Fanne un ragazzo, Yuri, un bambinone smarrito e un filo autistico cresciuto da nonna e zie in un’Italia rurale e minore come quella de “La strada” di Fellini. Anche se i saltimbanchi oggi sono giovani che vivono alla giornata tra un rave e uno spettacolino. E magari hanno i capelli color fiamma, il sorriso incendiario, il piercing al labbro di Agostino, che abita in un camper ed è un perfetto Zampanò 2.0. Pronto a prendere Yuri sotto la sua ala, dunque a educarlo, a farlo sentire per la prima volta libero, a promettergli perfino un viaggio in “Patagonia” (titolo di una canzone di José Larralde). Ma anche a illuderlo, sedurlo, manipolarlo, insomma usarlo senza vergogna. In un gioco di potere che non esclude il desiderio ma sbarra la strada all’amore. Di ritorno da Venezia e dalle sue ordinate vetrine, fa un certo effetto sbattere contro l’esordio di Simone Bozzelli, classe 1994, già noto per una premiata serie di corti e per un video dei Måneskin, titolo profetico: “I Wanna be Your Slave”.
Scoperto a Locarno, “Patagonia” incarna infatti tutto ciò che nel cinema italiano - tono, sentimenti, contenuti - non ha cittadinanza. Le immagini sono crude, dirette, soprattutto sporche e terribilmente vere, ci sono mutande zozze, una seduta di piercing ai capezzoli in tempo reale, perfino coprofilia. Come se all’improvviso Larry Clark e Harmony Korine si fossero fatti un giro nell’Italia centrale rendendo visibile un mondo che esiste eccome ma il nostro cinema solitamente ignora. O peggio edulcora e ammaestra a fini promozionali, mentre “Patagonia” ne fa il microcosmo rivelatore di dinamiche universali. Senza giudizio né sociologia. Tra le poche parentele possibili, con mille differenze, c’è il poco noto “Xolo” di Giuseppe Valentino, o l’esordio di Alain Parroni appena premiato a Venezia, “Una sterminata domenica”. Bozzelli però è più frontale, meno sfoggio di stile, più corpi, uso sapiente del tempo, due attori diretti a meraviglia, Andrea Fuorto (Yuri) e Augusto Maria Russi (Agostino). “Patagonia” non spiega: guarda. E non fa sconti.