Ci sono volute cinque ore per votare la proposta di legge di Emanuele Fiano sull'introduzione del reato di propaganda fascista. Alle 20.20 è stata approvata, con un emendamento di Vittorio Ferraresi del M5s: 261 favorevoli, 122 contrari, 15 astenuti. La seduta è stata molto accesa. Fratelli d'Italia, Lega Nord e Forza Italia hanno provato ad alzare le barricate contro la norma "liberticida". Il promotore della legge, il Dem Fiano, durante le dichiarazioni di voto, ha chiarito che «la legge non vuole punire le opinioni». La Lega molto contraria: «Non siamo amici di fascisti e dei nazisti. Ma questa legge è uno specchietto delle allodole a pochi mesi dal voto». Ora si aspetta il passaggio al Senato.
LA CRONACA DEL VOTO
La seduta si è aperta con un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione di Livorno. Poi si accende il dibattito sugli emendamenti alla legge, con l’intervento di Ignazio La Russa. Il deputato di Fratelli d’Italia propone l’inversione dell’ordine del giorno e lo spostamento del pdl Fiano a conclusione dei lavori: «Non comprendiamo perché dopo 75 anni sia più urgente discutere di propaganda fascista che dei veri problemi che attanagliano il paese» afferma La Russa nel primo dei suoi numerosi interventi, invitando i colleghi deputati ad occuparsi di questioni serie «come le proposte sulla circonvenzione d’incapace, le aggressioni alle forze dell’ordine e la direttiva Bolkenstein». Gli risponde Giuseppe Guerini del Pd: «Respingiamo al mittente con serenità la proposta di Fratelli d’Italia. Piuttosto che rinviare la votazione, approviamo la legge velocemente».
Al deputato del Pd risponde Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, anche lui tra i più accesi durante le votazioni: «Ricordo al collega, di cui non ricordo il nome, che il pdl Fiano è una norma sbagliata nella forma e nel merito». «Questa maggiornaza» continua Cirielli «preferisce punire chi vende ciondolini del Duce piuttosto che affrontare le emergenze dei cittadini e delle forze dell’ordine».
La mozione viene respinta. Poi Fabio Rampelli, sempre di Fratelli d’Italia, riaccende la polemica. «Crediamo nella democrazia liberale. Non si può avere paura delle opinioni degli altri, né punirle. Se proprio dovesse essere necessario, sarebbe opportuno colpire chiunque propagandi qualsiasi forma di totalitarismo» afferma Rampelli, che continua «non avete il coraggio di fare le cose fino in fondo. Vergogna, è una pantomima».
Interviene poi Francesco Paolo Sisto di Forza Italia: «Questo è il peggiore governo della storia italiana per come si è occupato di legislazione penale. Hanno gonfiato il sistema di norme come fossero uno spot elettorale, un serbatoio di consenso». Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Corsaro. Il deputato di Direzione Italia, che a luglio attaccò duramente Emanuele Fiano con un post su Facebook, ritiene che «la legge manca di determinatezza nel suo contenuto. Dopo la sua approvazione potremmo continuare a propagandare le politiche degli ustascia croati, della Repubblica di Vichy, della Guardia di Ferro di Codreanu». Corsaro poi fa ironia: «A questo punto proibirei l’ingresso al Colosseo: è il simbolo per eccellenza di quell’impero romano a cui il fascismo si è tanto ispirato».
Prende poi la parola la deputata Saltamartini della Lega Nord: «Stiamo passando da fascisti su Marte a fascisti in galera. Con questa legge dite agli italiani che i cattivi sono quelli che vendono una bottiglia con la faccia di Mussolini sopra. È un vergognoso dibattito su un elemento di folklore».
Interviene poi, ancora una volta, un accesissimo Ignazio La Russa: «Non vietate solo parlare, dire scrivere, disegnare, scolpire, cose che non vi piacciono a questo regime. Ma vietate anche una gestualità. Non si è mai visto un Parlamento che imponga a una persona come muoversi». Poi conclude con un avvertimento: «Italiani, state attenti! Se alzate troppo il mento rischiate due anni di galera solo perché assomigliate a Mussolini».
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Il dibattito, infuocato, non finisce qui. Interviene Massimo Bianconi, del Gruppo Misto. Il deputato è molto sottile: «Grazie Fiano. Con questo provvedimento verrà sgombrato il campo della destra di tutti quei cialtroni che vanno in giro con il braccio teso. Così a destra si potrà tornare a parlare di cose serie». Riprende la parola Edmondo Cirielli, spavaldo: «Non vi preoccupate, farò abrogare questa legge nella prossima legislatura quando saremo maggioranza».
Intervengono anche le sinistre e il M5S. Per Arcangelo Sannicandro di Mdp «non si vuole limitare nessuna opinione. In questa legge però manca un impegno del governo ad educare le nuove generazioni all’antifascismo». Tocca poi a Walter Verini, Pd: «Non introduciamo un reato di opinione, né puniamo chi vende chincaglierie. Vogliamo solo punire chi fa propaganda con questi strumenti».
Segue poi Vittorio Ferraresi, relatore di minoranza per i pentastellati. «La legge punisce fattispecie già considerati dalle leggi Scelba e Mancino» afferma il deputato del M5s presentando i propri emendamenti «C’è bisogno di modificare la proposta di Fiano perché creerà un caos per i magistrati. Ricordo inoltre che Fiano ha proposto una legge che riduceva le pene per apologia di fascismo che non è passata solo grazie a noi».
Il dibattito va avanti per quasi tre ore, tra emendamenti al voto e dichiarazioni, tutte molto simili, a sostegno o contrarie all’introduzione del articolo 293-bis del codice penale. Molto provocatoria e ironica quella di Fabrizio Di Stefano, prima di ritirare un emendamento da lui proposto: «Alle soglie della III guerra mondiale per un dittatore comunista in Nord Corea e con uno Stato islamico che ci entra dentro casa, questo governo ha paura di un po’ di oggettistica». Continua: «Bisogna pensare a una commissione che elimini l’eliminazione dei monumenti dei regimi totalitari nel nostro paese. Non solo quelli fascisti. Penso al Colosseo dove tanti cristiani sono morti per mani dei terribili romani, alla colonna traiana in cui sono scolpite le efferatezze dell’Impero in Dacia: potrebbe ferire la sensibilità di qualche turista romeno. E ancora Castel Sant’Angelo, dove erano rinchiusi gli oppositori della Chiesa, Palazzo della Minerva, sede dell’Inquisizione, o Campo de Fiori, dove il povero Giordano Bruno è stato messo al rogo».