Trentatré aggressioni a sfondo razziale, più di una ogni due giorni. Dal 2 giugno, data di insediamento del governo Lega-5 Stelle, è stato un continuo succedersi di violenze e intimidazioni contro migranti e italiani di origine straniera. Un dato significativo nonostante le rassicurazioni dei due vicepresidenti del Consiglio: «Non c’è nessun allarme razzismo» hanno affermato, quasi in coro, Matteo Salvini e Luigi Di Maio commentando due drammatici casi di cronaca recente, molto diversi tra loro ma che hanno scosso l'opinione pubblica. Come quello di Aprilia, dove un migrante marocchino ha perso la vita dopo essere stato scambiato per un ladro. O di Moncalieri dove un uovo tirato da un auto in corsa ha ferito all’occhio la campionessa di atletica Daisy Osakue. mentre la Procura sta cercando i responsabili e ha aperto un fascicolo per lesioni senza aggravanti. Eppure le parole della giovane sportiva sono chiare: «Non voglio usare la carta del razzismo né del sessismo però a mio avviso stavano cercando una persona di colore».
«In Italia il razzismo è un fenomeno minoritario, di una minoranza che negli ultimi tempi è purtroppo cresciuta costantemente» afferma Luigi Manconi, coordinatore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR). «E voglio aggiungere che parlare di Italia come di un Paese razzista è sbagliato: così si applica il meccanismo essenziale del razzismo, cioé omologare e attribuire a un tutto le caratteristiche di una parte». Manconi però punta il dito contro la xenofobia, «che è qualcosa di ben diverso», sempre più forte e diffusa. Una mentalità che sempre più spesso sfocia nella violenza: «Abbiamo calcolato che da gennaio 2018 a luglio 2018 ci sono state undici persone colpite da proiettili di fucile o pistola, ad aria compressa o meno. Non credo sia un’operazione clandestina, una macchinazione inquietante strisciante nel Paese». Ma la situazione è comunque grave: «Non è una cospirazione bianca, ma nemmeno l’effetto di un raptus. In tutti questi crimini è centrale l’effetto emulazione: questi “cecchini” sono comuni cittadini, la violenza e l’intimidazione diventano attività domestica».
I protagonisti delle aggressioni degli ultimi mesi sono infatti padri di famiglia, pensionati, studenti. Uomini comuni che aggrediscono altri uomini comuni solo perché diversi da loro. Insulti, sputi, botte aumentano di giorno in giorno, così come gli spari: i primi sono stati quelli che nella notte tra il 2 e 3 giugno hanno ferito a morte Soumalia Sacko nella piana di San Ferdinando. Dalle lupare si passa alle mazze da baseball, come quella con cui cinque giorni dopo, l’8 giugno, un 27enne è stato aggredito a Sarno, in Campania. Il 12 giungo, a Napoli, un algerino protesta contro un auto che non si ferma sulle strisce pedonali e viene accoltellato da tre giovani. A metà giugno aggressioni contro cittadini indiani, dominicani e maliani hanno luogo a Palermo, Roma, Cagliari e Caserta. Nella cittadina campana, il 19 giugno, due ragazzi vengono aggrediti da un gruppo di giovani che gridava «Salvini, Salvini». Due giorni dopo, sempre nella città della reggia, un giovane chef migrante viene ferito dai colpi di un fucile a pallini.
Violenze e aggressioni non mancano nemmeno al Nord. Il 30 giugno a Trento un ragazzo viene aggredito dal datore di lavoro dopo la richiesta di ferie: «Ti brucio vivo brutto islamico». Il giorno dopo a Torino un ragazzo del Gabon si vede aizzare contro un pitbull al grido di «negro di merda». Il 2 luglio invece, sulla costa ligure, un venditore ambulante è vittima della stessa sorte davanti a una folla plaudente, mentre chi provava a difenderlo veniva aggredito a sua volta. Poi tornano i fucili, ad aria compressa, come quelli che feriscono una ragazza nigeriana l’8 luglio a Forlì, due ragazzi, nigeriani anche loro, il 12 luglio a Latina, la bimba rom il 19 luglio a Roma, e ancora un migrante il 27 luglio sempre a Caserta.
Le trentatré aggressioni degli ultimi due mesi gettano luce sulla crescita costante dei crimini di matrice discriminatoria. Stando ai dati dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) dal 2012 al 2016 questo tipo di violenze sono aumentati di undici volte: erano 73 sei anni fa, 803 nel 2016, anno dell’ultima rilevazione. Di questi 803 crimini, più di un terzo (338) sono dovuti a razzismo e xenofobia. Secondo Cronache di ordinario razzismo, lavoro prodotto con le segnalazioni raccolte dai volontari di Lunaria, sono state 557 le violenze razziste e gli atti discriminatori tra gennaio e dicembre 2017. Tra gennaio e marzo 2018, mesi della campagna elettorale, Lunaria ne ha ricevute 169. Numeri preoccupanti in un Paese dove costantemente si alimenta la paura e l’odio contro il diverso.