Negli scorsi anni migliaia di schede in Sudamerica furono compilate dalla stessa mano. E ora si teme che possano ripetersi le truffe

In Brasile ci sono quattrocentotrenta mila votanti per le elezioni politiche italiane. E molti di loro, grazie alla doppia cittadinanza, voteranno anche per le elezioni brasiliane, previste per il 2 ottobre. Dal 2006 infatti, sei milioni di italiani residenti all’estero hanno diritto di voto alle elezioni politiche del Belpaese. In Brasile si trova la quarta comunità italiana all’estero, mentre la prima è in Argentina. I due stati fanno parte del collegio Sud America, nel quale si eleggono due deputati e un senatore, rappresentanza dimezzata a causa del taglio dei parlamentari.

 

Mentre nel resto del mondo i partiti più votati sono quelli presenti anche in Italia, in America Meridionale la parte del leone la fanno due movimenti indipendenti: l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani (Usei) di Eugenio Sangregorio, imprenditore delle scommesse e del turismo, e il Movimento Associativo Italiani all’Estero (Maie) dell’italo argentino Ricardo Merlo, sottosegretario con delega agli italiani nel mondo, alleato dell’ex Forza Italia Maurizio Lupi.

 

Uno dei cavalli di battaglia di Usei e Maie è ridurre le estenuanti attese delle pratiche consolari. E proprio nei consolati possono vantare contatti diretti. È il caso, ad esempio, della vice console di San Isidro, provincia di Buenos Aires, Valeria Sangregorio, figlia del fondatore dell’Usei.

 

Entrambi i movimenti sono nati in Argentina e si sono espansi a macchia d’olio in tutta l’America del Sud. Basti pensare alla recente affermazione del Maie alle ultime elezioni dei Comites, le rappresentanze degli italiani all’estero, che adesso infatti per la Camera candida Luciana Laspro, la più votata nei Comites brasiliani. Usei risponde con Renata Bueno, eletta alla Camera nel 2013, figlia di Rubens, deputato federale del Paranà. A contendergli i seggi, in un sistema proporzionale puro con preferenze, la destra candida l’uscente Roberto Lorenzato e l’ex campione di Formula 1 Emerson Fittipaldi. Lorenzato accusa il Pd di voler cancellare lo ius sanguinis, il diritto di cittadinanza garantito ai brasiliani discendenti di italiani. «È falso, noi vogliamo lo ius sanguinis e lo ius scholae», replica Fabio Porta, senatore uscente Pd, siciliano, residente in Brasile dagli anni ’90, una vita nel sindacato Uil e ora candidato alla Camera. Insieme a lui corre, per il Senato, Andrea Matarazzo, politico di lungo corso nello Stato di San Paolo, discendente di una famiglia simbolo dell’economia brasiliana.

 

Il Brasile è stato uno degli ultimi Paesi al mondo ad abolire la schiavitù. E quando lo fece, nel 1888, aprì le porte alla migrazione di massa. Arrivarono in milioni, italiani in testa. Impiegati nelle piantagioni del caffè, nel giro di una generazione divennero piccoli proprietari terrieri. Veneti, friulani, trentini. Ma anche toscani e laziali. Si concentrano a San Paolo, dove, nel 1914, fondarono una squadra di calcio con maglietta tricolore: Palestra Italia. Durante la seconda guerra mondiale, Italia e Brasile si trovarono su fronti opposti e il governo Vargas non tollerava una squadra con il nome e i colori del nemico. Scompare cosi il rosso, rimangono il bianco e il verde di quella che oggi è una delle squadre più titolate del calcio sudamericano: il Palmeiras.

Si stimano 32 milioni di oriundi, brasiliani con sangue italiano. Tra questi, anche Jair Bolsonaro, in questi giorni impegnato in campagna elettorale.

 

E la concomitanza con le elezioni brasiliane riduce il già scarso interesse per quelle italiane: alle ultime, l’affluenza si fermò al 30%. Intanto, gli elettori hanno già ricevuto a casa le schede. Dopo aver votato, devono spedirle ai consolati più vicini. Ma il cammino è pieno di insidie. Nel 2008, l’elezione del Pdl Caselli, secondo le accuse, sarebbe stata garantita da 22 mila schede compilate dalla stessa calligrafia dentro i locali dell’ambasciata. Nel 2018, la stessa mano votò circa duemila schede, garantendo così l’elezione di Cario per l’Usei e lasciando fuori il Pd Porta, che poi riuscì a farsi dare ragione dalla giunta del Senato. E proprio Porta denuncia il rischio di nuovi brogli: «È stata intercettata una mail con la quale un’esponente dell’Usei chiede agli elettori di consegnare le buste prima che siano votate alla loro organizzazione, che si incaricherà poi di votare al posto loro».

 

Truffe a parte, per molti italiani del Brasile la cittadinanza è solo un documento di viaggio «c’è una minoranza interessata, ma la maggioranza non conosce l’italiano e ha pochi contatti con il nostro Paese», racconta sconsolato Franco Patrignani, della Cisl di Espirito Santo, che conclude «qui si parla di Lula e Bolsonaro, l’Italia è lontana».

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