Negli ultimi giorni ci sono stati due nuovi femminicidi. Sara Campanella e Ilaria Sula, due studentesse poco più che ventenni, sono state uccise a coltellate da due uomini che non accettavano i loro no. A metà marzo il governo ha approvato un disegno di legge per cambiare il codice penale (aggiungendo l’articolo 557 bis) riconoscendo il femminicidio come reato autonomo punibile con il carcere a vita. Già ora in alcuni casi, con le aggravanti specifiche, si poteva arrivare all’ergastolo (come per l’assassino di Giulia Cecchettin) ma il femminicidio era considerata un’aggravante e non un reato specifico.
In più sono state rafforzate alcune norme del codice rosso, come l’aumento delle pene fino al 50 per cento per i maltrattamenti in famiglia e fino a due terzi per stalking e revenge porn. Essendo un disegno di legge, ci sarà poi la discussione in parlamento. La ministra Roccella ha fatto un appello “all’opposizione affinché, come già avvenuto, si dia un segnale di unità e di compattezza”. C’è poi tutto quello che riguarda il fattore culturale, i residui del patriarcato. La politica italiana è riuscita perfino a dividersi sul tema dell’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Non c’è al momento una legge che la renda obbligatoria. I partiti litigano su quali argomenti trattare e quali valori promuovere.
Nel 2024, secondo il ministero dell’Interno, i femminicidi sono stati 113. Quasi tutti in ambito familiare o affettivo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto che “alcune etnie non hanno la nostra sensibilità verso le donne”. Ma di quei 113 femminicidi, la maggior parte è stata commessa da uomini italiani.