L'Italia non è più la prima meta degli sbarchi Ma in mare si continua a morire

I numeri dell'Organizzazione internazionale per le Migrazioni parlano di più di seicentomila profughi entrati in Europa. E mentre la Turchia riveste un ruolo sempre più cruciale nella soluzione dell'emergenza, calano quelli che scelgono la rotta di Lampedusa

Altri otto morti. Soffocati, su un gommone che cercava l'Italia, spalle all'Africa. E poi quattro annegati, ancora bambini, ancora al largo della Turchia, prua alla Grecia. Il loro silenzio si aggiunge a quello delle 3.117 persone uccise dalla traversata verso i confini europei.

Sono 613mila gli uomini, le donne, i neonati e ragazzini arrivati in Europa dall'inizio dell'anno, come mostrano i dati raccolti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni che pubblichiamo in questa pagina: perché il ministero dell'Interno non aggiorna sul suo sito il numero degli sbarchi.



L'esodo non cede e spinge sui cancelli europei: verso la Bulgaria dove un uomo è stato ucciso, o la Slovenia che promette di essere pronta a chiudere l'orizzonte. La linea della fuga si è spostata infatti definitivamente a Est, negli ultimi mesi: in Italia gli arrivi sono stati inferiori rispetto all'anno scorso, nonostante gli allarmi dei populisti anti-immigrazione. Mentre in Grecia l'aumento è arrivato 1.124 per cento: da 32mila a 332mila profughi di passaggio da gennaio a settembre di quest'anno rispetto allo scorso. Di passaggio, perché sono quei 332mila a correre dalla Grecia verso Nord passando dai fili spinati alzati dall'Ungheria.

È a questa evidenza che si è piegata Angela Merkel andando ad Ankara per un confronto personale con il primo ministro turco Ahmet Davutoglu e il presidente Tayyip Erdogan a pochi giorni dalle tese elezioni previste il prossimo primo novembre.



La Turchia ospita infatti senza eccesivo clamore due milioni di migranti, che da lì poi cercano man mano di raggiungere l'Europa. Dopo l'iniziale apertura, Angela Merkel vuole ora sigillare il flusso di famiglie, anche siriane, che cercano un futuro a Berlino. Dato l'obiettivo l'apporto del governo turco sarebbe fondamentale: per accettare i migranti che i paesi Ue vorranno respingere senza accordi con i paesi d'origine; e per fermare gli arrivi.

Le richieste della controparte sono diverse, ma il punto principale che sta guadagnando Erdogan grazie a queste trattative è la promessa di essere l'unico possibile ufficiale di collegamento con Bruxelles e il sogno di entrare nella Ue, che appartiene anche a moltissimi giovani altrimenti critici verso lo strapotere dell'Akp. Ed è il voto di questi giovani a spaventare il presidente: a giugno il partito filocurdo Hdp era riuscito a conquistare il 13 per cento dei voti anche grazie al sostegno di una base giovanile turca alla ricerca di un'alternativa.



A essere diverso, fra noi e il fronte orientale che dalla Turchia porta alla Grecia quindi ai balcani, oggi, non sono solo i numeri. Ma anche la composizione di chi s'incammina per chiedere asilo. I volti che arrivano in Italia sono quelli di eritrei, nigeriani, somali, sudanesi, bangladeshi, malesi. Pochi, sempre meno, i siriani, che da questa primavera hanno iniziato invece a percorrere giornalmente le coste delle piccole isole greche affacciate sulla Turchia. Il giudizio su chi fugge la fame rispetto alla guerra, in Europa è chiaro: i primi avranno solo il diritto di essere rispediti indietro. Con i maggiori poteri dati a Frontex per i rimpatri. Mentre i morti, fuori, aumentano.

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