Ma séquence préférée :)lyoum à audinChanteur: Kamel Hadji du groupe Good noiseles paroles complètes de la chanson originale de Samir Fares (Officiel): ???? ?? ????? ???? ???? ?? ????????? ??? ?? ???? ?????? ?????? ?????????? ?? ???? ???? ??? ?? ???????? ???? ???? ????? ????? ??????????? ???? ???? ????? ??? ?? ??????????? ???? ???? ????? ??? ?? ??????????? ?? ???? ?? ???? ?? ?????????? ?? ???? ?? ???? ?? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ?? ???? ???? ? ???? ????????? ?????? ???? ? ???? ?????????? ?? ???? ????? ?? ???? ???????? ???? ???? ???? ?? ???? ??????????? ???? ???? ????? ??? ?? ??????????? ???? ???? ????? ??? ?? ??????????? ?? ???? ?? ???? ?? ?????????? ?? ???? ?? ???? ?? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ???? ????? ??? ???? ??????? ??? ?? ???? ?? ????? ??????------------???? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ??????? ???? ???? ???? ??? ? ???????? ???? ????? ???? ??? ??? ???????????? ?????? ??? ???? ??????? ??? ?? ?????? ???? ??? ????? ????? ??????? ??? ?? ?????? ???? ??? ????? ????? ????????? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ????? ??? ??? ???????? ??? ????? ????? ?? ????? ?????????? ??? ????? ??? ??? ????
Pubblicato da Othmane Aouameur su Sabato 16 gennaio 2016
L'incidente di Moh Vita Boy si è concluso bene, grazie alla catena di canti e balli di protesta in piazza: è stato rilasciato e ha ottenuto un certificato come “artista di strada” dal sindaco, per cui potrà tornare a suonare. Ma il suo caso è stato l'occasione per rompere con una pressione costante nei confronti di chi sceglie la musica in un paese dove è vista ancora col sospetto dell'Islam stretto e osservante da alcuni e con la diffidenza dello Stato da altri. «Ieri due “barbuti” si sono messi a fare sermoni contro dei musicisti di strada, in pieno centro d'Algeri, vicino all'università», ha scritto su Facebook Djamel Eddine-Oulmane, un medico in pensione di 62 anni: «Oggi dei poliziotti hanno arrestato un giovane musicista che mette spesso di buonumore nello stesso angolo. Invece di prendersela con un musicista che riscalda i cuori degli algerini, i servizi di polizia sarebbero più ispirati se dessero la caccia ai baroni del commercio nero e ai loro alleati miliardari a sostegno del potere che hanno affondato l'Algeria e la speranza di un'intera generazione». Lo stesso Moh Vita Boy ha confermato a Ru89 di aver ricevuto commenti di passanti tradizionalisti che volevano smettesse perché stava commettendo peccato. La musica, infatti, è considerata “haram”, illecita, da chi interpreta in modo stretto il Corano: è una via alla perdizione, e per questo va proibita.
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Lo sanno bene nel Nord del Mali, dove in queste settimane stanno tornando ad aprire festival di musica e concerti di blues, i primi dal 2012, da quando cioè gli estremisti islamisti presero il potere nella zona imponendo la sharia, e quindi la messa al bando delle note. «È stato devastante», ha raccontato il musicista Toumani Diabaté al Guardian: «Sono cresciuto con il Corano e con la Kora (uno strumento musicale africano). Anche soltanto immaginare che avrei rischiato la vita solo per suonare musica tradizionale maliana, parte della nostra cultura, era assurdo». Invece. L'occupazione ha strappato la voce a gruppi di cantanti affermati anche internazionalmente, e che nella vita dei festival del paese trovavano un affaccio sul mondo. Ora a Gao e Bamako i nightclub e i bar, i festival e i palchi per le letture di storie, per i microfoni sulla musica blues, stanno pian piano riaprendo. Con la minaccia del terrorismo vicino però, come hanno dimostrato anche i recenti attentati. «Gli artisti restano qui perché sanno di avere un ruolo importante», ha detto Diabaté: «Sono loro a poter parlare al popolo di riconciliazione e di pace».
In Tunisia invece anche i giovanissimi rapper che sono stati la voce, la bandiera e la colonna sonora della rivoluzione che ha portato alla caduta del generale Ben Ali si trovano oggi a denunciare repressione e censura. Non i nomi più noti, ma i rapper underground che usano testi da ghetto nei loro versi e cantano contro la violenza di polizia, si sono visti arrestati, le loro canzoni escluse dalla radio, alcuni forzati all'esilio, altri arrivati ad unirsi allo Stato Islamico come forma di ribellione (anche se lì, non potranno più alzare nemmeno una nota), secondo un articolo di ArtsFreedom. «Criticano il governo e le leggi estremamente repressive in Tunisia sul consumo di cannabis», ha raccontato la blogger Olfa Riahi : «E questo non seduce il pubblico nazionale». Lasciandoli di scarto rispetto all'attenzione di cui hanno goduto le voci della rivoluzione del 2011. Ora, per loro, i giudici usano tori durissimi. Sentenze da mesi di carcere. «Si sono spinti troppo in là», con le loro canzoni, dicono.