I pm antimafia hanno acquisito gli esami sui controlli idrici dopo le rivelazioni pubblicate sull'Espresso lo scorso novembre. E spuntano i lavori delle imprese di camorra sugli acquedotti

Dopo l'inchiesta de “l'Espresso”, la procura antimafia di Napoli ha aperto un'indagine sulla potabilità dell'acqua in Campania. Ieri i carabinieri hanno acquisito documenti negli uffici dell'Arpac, l'ente che gestisce i controlli ambientali, in nove laboratori di analisi e nel comando americano.

L'obiettivo del procedimento – che al momento non ipotizza reati – è capire le discrepanze tra i test effettuati dai tecnici statunitensi e quelli condotti dalle autorità pubbliche campane. Infatti i pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio si sono fatti consegnare la documentazione sugli esami idrici realizzati tra il 2009 e il 2013 per conto della Regione Campania. Mentre ai militari statunitensi hanno chiesto il dossier sugli studi condotti negli stessi anni e resi noti da “l'Espresso” nell'inchiesta “Bevi Napoli e poi muori”.

La campagna di analisi delle forze armate americane aveva individuato acqua con “livelli di rischio non accettabili” anche nei rubinetti serviti dall'acquedotto municipale di Napoli e di altri centri campani. Nel capoluogo queste livelli considerati pericolosi erano stati riscontrati nel 57 per cento delle abitazioni testate. L'Abc, la società idrica municipale, ha contestato questi risultati sostenendo che tutta l'acqua era perfettamente potabile. Ma il comando Usa ha mantenuto l'avvertimento a tutto il personale di usare all'esterno delle basi solo acqua minerale per qualunque uso alimentare, mentre le condotte che riforniscono le installazioni statunitensi sono state dotate di ulteriori impianti di depurazione.

L'interesse della procura antimafia nasce anche dalle indagini in corso sui lavori affidati dalla Regione ad imprese che si ritengono collegate a Michele Zagaria, la mente imprenditoriale del clan dei casalesi. Alcuni di queste opere riguardano proprio il settore delle risorse idriche e degli acquedotti.

Dopo l'inchiesta de “l'Espresso” il sindaco Luigi De Magistris aveva annunciato una richiesta di danni al nostro settimanale per un miliardo di euro. Adesso sarà la magistratura a stabilire quale è il livello di rischio reale dell'acqua che esce dai rubinetti delle città campane.


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