In un angolo sperduto e protetto del palinsesto televisivo, alle 19 e 30 su Rai5 a partire da martedì scorso, Renzo Arbore ha deciso di raccontarsi, o meglio di raccontare insieme a Gegé Telesforo, in “Appresso alla musica. In due si racconta meglio”, si chiama proprio così il programma, le sue passate meravigliose malefatte in chiave di musica, che sono tante, tantissime, e ci fanno ripensare ad alcune questioni di non secondaria importanza.
Arbore giustamente lo si esalta per le sue invenzioni radiofoniche e televisive, nemico giurato dell’ossessione degli indici d’ascolto tanto da inventare un titolo che recitava “meno siamo meglio stiamo”, frase che detta oggi in televisione farebbe aprire una voragine sotto l’incauto suggeritore per spedirlo nell’inferno della comunicazione con punizioni pesantissime.
Ma Arbore meriterebbe di essere esaltato anche per i suoi meriti squisitamente musicali. La sua è anche una lezione di come si tratta la musica in televisione. Guardiamoci queste venti puntate in cui Renzo e Gegè faranno rivedere ampi stralci di “D.O.C. – Musica e altro a denominazione d’origine controllata”, che era una striscia quotidiana del pomeriggio, che se ne stava lì tranquilla, senza strepiti e proclami di alcun genere, e dal 1987 al 1989, presentata da Monica Nannini e Gegè Telesforo con la regia di Pino Leoni, ha portato in televisione, dal vivo, e sottolineiamo dal vivo, il mondo della musica nella sua più alta e variegata espressione, per non parlare degli altri programmi arboriani in cui la musica era comunque fondamentale, tanto per ricordare che nei pressi di Arbore sono passati da Lucio Battisti a Solomon Burke, da Lucio Dalla a Pat Metheny, da Chet Baker a Pino Daniele e l’elenco potrebbe essere così lungo da assomigliare a quello del telefono. Tutto questo accadeva non solo per la bravura di Arbore, succedeva perché Arbore partiva dal più semplice degli assiomi: l’amore per la musica.
Gli artisti, italiani o stranieri che fossero, giovani o maturi, esordienti o star, si sono sentiti rispettati, amati, protetti e per lui erano disposti a tutto. È quello che si respirava nei suoi programmi: competenza e passione. Ovvio direte voi, e invece no, non è per niente ovvio, perché mai come in questi ultimi anni la musica è diventata protagonista quasi suo malgrado. Anni fa di canzoni in tv se ne vedevano poche, oggi se ne vedono troppe e soprattutto strumentalizzate e brutalizzate ai fini più disparati: trash, travestimenti, gare e corride di ogni genere, memorie, revival, carrambate. Per godere di un buon trattamento garantito dobbiamo aspettare tipi stravaganti come Fiorello o Bollani, e altre gloriose rarità, quando si decidono a fare programmi.
Approfittiamo allora di queste venti puntate di “Appresso alla musica”. Il professor Arbore è lì, a disposizione, col fido discepolo Gegè Telesforo, a dare elementari lezioni di comportamento, a spiegare come si fa, come si tratta la musica. Non è poi così difficile. Basta imparare a divertirsi.