Il tour di De Gregori e Venditti non è solo musica, è una fiaba

Una favola bella che racconta un modo di fare musica in via di estinzione. Tutto questo è lo spettacolo itinerante dei due cantautori

Non tutte le favole della musica del nostro tempo sono prive di lieto fine. In questo agosto di torrenziali banalità, dissing, concerti male organizzati e, finalmente, una bella levata d’armi da parte di alcuni artisti, alcuni e purtroppo non tutti, contro l’immonda piaga dello stupro, una bella favola da raccontare c’è ed è quella di Francesco De Gregori e Antonello Venditti. È giusto parlare di fiaba perché in questo incontro c’è tutto, ci sono cinquant’anni di storia della canzone d’autore, c’è la storia di un’amicizia, vissuta in tutti questi anni tra alti e bassi, ma senza mai perdere del tutto una affinità di fondo, c’è un importante gioco di riflessi e personalità dovuto a radici comuni e differenze di stile.

 

Come forse ognuno sa, i due avevano di fatto cominciato insieme agli albori degli anni Settanta, hanno condiviso il palco della gestazione nel leggendario Folkstudio, hanno perfino condiviso il loro primo disco, ambiguamente intitolato “Theorius Campus”, come se si trattasse di un duo, e invece era un disco di canzoni separate, hanno poi preso strade molto diverse, anche se parallele, si erano provocati, evocati, omaggiati a distanza, a suon di canzoni, ma mai in questi cinquant’anni avevano condiviso il palco, per quanto possa sembrare assurdo, non avevano mai fatto un concerto insieme. Per questo l’anno scorso, l’annuncio di un primo evento a due, il 18 giugno allo stadio Olimpico, provocò un certo scalpore, sembrò un piccolo miracolo, ma anche un belllissimo gesto, denso di significati, come se due vecchi amici avessero deciso finalmente di intrecciare le loro strade, di superare dissapori ed eventuali ripicche, celebrare il senso profondo di una vita passata a onorare il mestiere di chi fa canzoni, mai come oggi messo a dura prova dalla ferocia superficiale del nuovo mercato della musica. Da bravi esperti sacerdoti della parola cantata, per quello che oggi può ancora valere, hanno colto dal successo del tour che è andato avanti dopo il clamoroso esordio la voglia di continuare e a furor di popolo, e di intima complicità, hanno annunciato in questi giorni che proseguiranno il loro giro, riprenderanno il 16 novembre da Bari e finiranno a Roma il 23 dicembre, per ora.

 

Perché il pubblico stia riempiendo questi appuntamenti è piuttosto ovvio. Francesco De Gregori e Antonello Venditti sono i testimoni viventi della più raffinata delle arti della canzone, un modo di far musica che oggi non esiste quasi più, travolto da una rivoluzione senza precedenti, di cui è difficile prevedere gli esiti. Sta a loro mantenere vivido il fuoco di questa passione e anche per questo, verosimilmente, stanno prendendo gusto a questo gioco che a cinquant’anni dall’inizio è tornato a essere un gioco a due.

 

UP
Ci ha messo un po’ per ammetterlo, ma meglio tardi che mai e così David Byrne confessa che in effetti, ai tempi d’oro dei Talking Heads era «un piccolo tiranno». In realtà si sapeva già, e i suoi ex compagni non hanno mancato di sottolinearlo. Di nuovo c’è il pentimento. E i suoi ex-partners apprezzeranno di sicuro.

 

& DOWN
Appare un biglietto con le presunte volontà di Battiato sull’eredità, grazie al quale la nipote reclamerebbe l’intero pacchetto. Senza entrare nel merito della questione, possiamo solo dire che già immaginare che ci possano essere polemiche sull’eredità di Battiato, è di per sé sgradevole.

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