Beatles are forever. Molto più dei diamanti. Eppure, ci dice la storia, c’è stato un signore, per l’esattezza un discografico della Decca, che nel 1962, di fronte alla fortuna di trovarsi davanti ai Beatles ancora inediti, dopo avergli fatto suonare dei pezzi in studio, decretò che il gruppo non aveva futuro e li rispedì a casa senza metterli sotto contratto. Inutile dire che l’episodio è passato alla storia come la più grande toppa mai presa da essere umano, e ora torna fuori grazie al rinvenimento di un nastro che sembrerebbe essere proprio la registrazione di quella improvvida seduta di provini, il che renderebbe il nastro di enorme valore, per non dire inestimabile. Ma veniamo ai fatti. Il proprietario di un negozio di dischi di Vancouver, tale Rob Frith, ha dichiarato di possedere un nastro, acquistato anni fa in un mercatino, che ha tenuto da parte per un sacco di tempo convinto che si trattasse dell’ennesimo bootleg (una registrazione illegale di un concerto). Recentemente si è dato la pena di ascoltarlo scoprendo che si trattava all’apparenza di provini in studio, datati 1962, da cui l’ovvia deduzione che potesse trattarsi proprio di quel documento di cui, peraltro, non c’erano tracce. La notizia ha fatto ovviamente il giro del mondo, è stata ripresa da giornali e media più o meno ovunque, ma stranamente nessuno ha messo in dubbio la buona fede del signor Frith che invece è quantomeno sospetta. Il nastro gli sarebbe stato dato da un signore che a sua volta l’avrebbe avuto da un altro signore a Londra ma non aveva voluto sfruttarlo perché non gli sembrava corretto. La storia fa acqua da tutte le parti ed è sorprendente come sia stata presa per buona. Curioso innanzitutto che non si sapesse nulla di una registrazione di quella seduta di provini, ancora più singolare che Frith dica di avere tenuto da parte per anni quella bobina su cui era scritto “Beatles demos” senza mai ascoltarla. È come se ci dessero una scatola che contiene un quadro intitolato “La notte stellata” di Vincent Van Gogh e tenessimo la scatola chiusa senza sentire il bisogno di scoprire cosa c’è dentro. Più che il ritrovamento della leggendaria seduta in cui i Beatles furono rifiutati sembra una colossale bufala, ma testimonia ancora una volta la duratura resistenza del mito beatlesiano. C’è ancora di tanto in tanto la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo, di aggiungere un tassello alla monumentale mole di materiale che li riguarda, come ci hanno dimostrato le recenti uscite. Peccato che questa volta sia difficile da credere. Sarebbe stato bello ascoltare quella performance di cui si è tanto favoleggiato, per capire cosa ci aveva visto di tanto brutto il signore della Decca.
UP & DOWN
Dopo una lunga pausa, dovuta a stress e a eccessiva pressione, Sangiovanni è tornato, giusto il tempo per annunciare sui social di sentirsi meglio e di avere ritrovato la strada giusta per riportare la musica al centro della sua vita. Bella notizia, per un ragazzo che aveva rischiato di perdere completamente la rotta.
Non è obbligatorio doversi ispirare a un’opera già esistente. Miley Cirus l’ha fatto, a suo rischio e pericolo, annunciando il nuovo album, “Something beautiful”, in uscita il 30 maggio, pensato come un’opera pop musicale e visiva ispirata a “The Wall” dei Pink Floyd, mettendosi così a forte rischio di inopportuni paragoni.