Ma quanti erano gli affari intessuti da Scajola e i coniugi Matacena? I nuovi atti depositati all'udienza del tribunale delle libertà dalla procura di Reggio Calabria mostrano una ragnatela di società e interessi senza confine. I faldoni sequestrati a casa di Maria Grazia Fiordalisi, segretaria dell'ex deputato di Forza Italia Matacena (condannato in via definitiva a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa), sono pieni di sorprese. E contengono particolari che conducono a un'altra vicenda: l'indagine sull'ex ministro dell'Ambiente Corrado Clini. Gli uomini della Direzione investigativa antimafia hanno studiato nei minimi dettagli ogni foglio e hanno trovato conferme alle loro ipotesi. Nei nuovi rapporti c'è la rete internazionale di società messe in piedi da Amedeo Matacena e dalla moglie Chiara Rizzo. Sono sparse tra Liberia, Dubai, Panama, e persino in atolli paradisi fiscali.
New town
Molti degli appunti ritrovati sono pieni di riferimenti a investimenti immobiliari. Il grande affare è la costruzione di case prefabbricate in Russia, Costa d'Avorio, India, Cina, Libano e Iraq. Un business in cui è specializzata la società Tecnofin di Gabriele Sabatini. Un imprenditore ritenuto vicino a Paolo Berlusconi per via di un vecchio affare. Nel progetto sono coinvolti anche i fratelli Massimo e Alberto Del Lago. La conferma dell'interesse di Matacena, scrivono gli investigatori, è il contratto di consulenza che dal 2012 lo legava a Tecnofin. Con un ruolo preciso: rappresentarla nella gestione dei rapporti con le istituzioni pubbliche, Enti e aziende private, su tutto il territorio nazionale, cinese, brasiliano, libico, iracheno ed indiano, per lo sviluppo e la realizzazione di impianti di produzione di strutture abitative prefabbricate.
Nel 2014 il contratto è passato a Chiara Rizzo. Già nell'ordinanza di arresto per Scajola c'era un riferimento alla Tecnofin e alla riunione di Bernareggio, in provincia di Monza Brianza.
Tra i presenti anche lady Matacena, in quell'occasione accompagnata dall'ex ministro che però aspettò in automobile. Fiordalisi durante l'interrogatorio ha parlato di quel summit:«In relazione all’incontro di Bernareggio intendo specificare che lo stesso era legato all’affare delle abitazioni a basso costo: a tale incontro erano presenti Piero Bartoloni e Gabriele Sabatini; era presente anche tale Dal Lago che io non conoscevo. Il Sabatini mi ha presentato il Dal Lago come suo socio». Di che si parlava? Ai pm lo riferisce proprio Scajola: «In quella occasione la Rizzo mi disse, in particolare, che aveva bisogno di essere accompagnata per discutere dell’affare degli immobili prefabbricati di cui Amedeo Matacena mi aveva parlato nel 2011: mi disse che all’incontro erano presenti più persone, tra le quali tale Del Lago, che lei riteneva inserito nel giro di Berlusconi». Mentre era in corso la riunione di Bernareggio, dal telefono di Scajola è partita una telefonata. Secondo gli investigatori è significativa perché dimostrerebbe l'interesse del politico ligure in quell'affare: «È lì è a una iniziativa con suo marito, che l'ha portata avanti lui, che avevo seguito anche io, che lei dice “ se per caso andasse avanti e funzionasse io ne avrei un vantaggio”, capito? Per quello l'ho fatto volentieri».
Da Scajola a Clini
Cos'hanno in comune l'inchiesta su Clini e quella su Scajola e Matacena? Due professionisti e alcune società. La Orient invest con sede a Dubai per esempio compare sia nell'una che nell'altra. È gestita da un olandese, Erwin De Ruiter. Il commercialista viene citato nell'interrogatorio da Fiordalisi e la società, nell'indagine su Clini, è coinvolta nel giro internazionale di fatture gonfiate. Ma le coincidenza non finiscono qui: proprio De Ruiter è stato amministratore di una società estera di Chiara Rizzo. L'altro personaggio in comune tra le due inchieste è un commercialista del principato di Monaco. Si chiama Enrico Feraboli, titolare della Cofimo. La stessa società che ha presentato la Fiordalisi ai Matacena. Cofimo si occupava, insieme ad altri, della gestione fiscale delle società del gruppo Rizzo. Sia l'olandese che Feraboni sono stati coinvolti in passato in un'inchiesta sull'asse Olanda-Italia che ha scoperto un sistema collaudato per vendere false fatture. A pochi anni di distanza i due si ritrovano assieme in indagini dove il riciclaggio è l'aspetto da cui gli investigatori sono partiti.
La centrale in Albania
I documenti in possesso di Fiordalisi sono una vera miniera di informazioni. E tra quelle carpette e buste, i detective hanno trovato la pista che porta in Albania. Il grande affare è una centrale idroelettrica. Un investimento da diverse decine di milioni di dollari. Da realizzare con frenetici passaggi di denaro da una società che sta a Madeira e un' altra nel regno unito ma con sede anche a Roma. Il mediatore sarebbe proprio Amedeo Matacena cui farebbe capo una delle società interessate al progetto. L'altra è una fantomatica fondazione dei cavalieri di Malta: Osj, Knights of Malta foundation.
Dall'India al Perù
Scajola racconta anche di un incontro con Matacena nel suo ufficio privato a largo Chigi. «Intendo specificare che nel 2011-12 ho incontrato Amedeo Matacena presso il mio ufficio privato in Roma, largo Chigi: in quella occasione mi disse che stavano per riconoscergli la rappresentanza per l’estero di una impresa di costruzioni di alloggi prefabbricati; mi parlò in particolare della possibile realizzazione di insediamenti di tal genere in India e mi chiese se potevo accreditarlo presso l’ambasciata di Delhi». Quella lettera, Scajola, ha ammesso di averla mandata. «Controllate in Ambasciata», ha detto al pm. Insomma quello della case prefabbricate nei Paesi in via di sviluppo era l'affare della vita per i coniugi Matacena. Tra i tanti progetti messi in campo dai due c'è anche quello con la Marina militare del Perù, che avrebbe dovuto noleggiare dall'armatore calabrese «alcune navi ancora da acquistare» spiega al pm Fiordalisi.
Interessi in comune
Una mail spedita dalla moglie di Scajola all'ex deputato latitante a Dubai è, secondo gli investigatori, la conferma degli interessi che legano il politico di Imperia alla coppia Matacena-Rizzo. Nella missiva si parla di progetti di sviluppo delle energie rinnovabili nei Balcani, Ucraina e Moldavia. Nella stessa cartella vengono riportare alcune osservazioni di Maria Teresa Scajola sul ruolo del nostro Paese nella produzione di energie nei Balcani. Lettere che risalgono al 2012, quando Claudio Scajola non era più ministro dello Sviluppo economico. Ma di certo sapeva ancora come muoversi in quel mondo. Non a caso gli investigatori fanno notare che le notizia inviate a Matacena dalla moglie dell'ex ministro arrivano da studi dello Sviluppo economico.
La mail alla banca di Montecitorio
Un altro tassello è la mail inviata dalla segretaria di Scajola al responsabile commerciale della filiale del Banco di Napoli di Montecitorio. Vuole fissare un appuntamento per Chiara Rizzo che ha intenzione di firmare la delega per utilizzare il conto corrente del marito. Matacena più volte a ribadito che in quel conto, aperto quando era deputato, non ci sono soldi. Eppure Rizzo si è mossa per potervi avere accesso.
La casa in Florida
Dove c'è Scajola, c'è casa. Questa volta però l'ex ministro non c'entra direttamente. Gli investigatori hanno trovato traccia di una casa a Hollywood, in Florida a una manciata di chilometri da Miami. Gli inquirenti avrebbero trovato l'atto di acquisto firmato da Chiara Rizzo e da Gaetano Bellavista Caltagirone. Non è la prima volta che il nome del costruttore editore romano (che non è indagato) viene accostato a lady Matacena. Lei stessa ha ammesso che la Porsche su cui a viaggiava era un dono di Caltagirone che un Claudio Scajola gelosissimo, e intercettato, chiamava «l' orco».
L'indagine continua
Questi sono gli ultimi frammenti di un'indagine molto più ampia che coinvolge capi 'ndrangheta e colletti bianchi, politici e imprenditori di altissimo profilo. Che ha tra gli indagati personaggi di spessore. Per questo l'ipotesi della procura guidata da Federico Cafiero De Raho è che accanto all'associazione mafiosa dei De Stefano esiste una sorta di loggia segreta. Tassello dopo tassello gli inquirenti stanno cercando di risalire al livello “riservato”, come lo chiamano alcuni pentiti, dell'organizzazione. Il gruppo di invisibili che comandano davvero. Una 'ndrangheta governata da personaggi insospettabili. Persone che in passato sono state condannate per complicità, concorso esterno o favoreggiamento, ma in realtà sono sempre stati interni all'associazione mafiosa.