Nel decennio successivo alle elezioni del ’48 la morale cattolica aveva anestetizzato il Paese, ancora traumatizzato dalla guerra. A piccoli passi, tuttavia, nascevano nuove consapevolezze e nuovi costumi

I primi dieci anni di governo Dc e l’Italia che cambia, lentamente

L’«ultimo sbadiglio» dell’Italia impaurita e immobile del dopoguerra si mescolava con la «prima risata» di un Paese affacciato alla modernità. I costumi si erano trasformati in fretta, dopo dieci anni di «incoscienza beata e noia ininterrotta». Così il 16 marzo 1958 L’Espresso dedicò una copertina al decennio appena trascorso, prendendo come data di riferimento iniziale quella del 18 aprile 1948, ovvero il giorno delle prime elezioni parlamentari della Repubblica italiana, vinte dalla Democrazia cristiana. Nella prima pagina - anno IV, numero 11 - si poteva leggere la sintesi efficace del nuovo popolo italiano, completata graficamente anche da elenchi a punti e dall’immagine di una figura femminile nuova e diversa, nel trucco, nelle acconciature e nello stile di abbigliamento. L’articolo di apertura affermava che la nuova Italia, dopo aver a lungo e con indifferenza «saltato le prime tre pagine dei giornali» sulle questioni politiche e sociali, aveva iniziato ad aprire gli occhi sui numerosi «piccoli soprusi» della Dc, a partire dalla censura nei notiziari e nei film fino alla resistenza del partito alla tanto attesa legge sul divorzio (arrivata solo nel 1970). La maggiore e progressiva consapevolezza della corruzione istituzionale ridimensionava inoltre, secondo L’Espresso, il peso morale che la Dc aveva lasciato cadere sui cittadini.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Un Leone contro Trump - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso

Il settimanale, da venerdì 16 maggio, è disponibile in edicola e in app