Mantelle e crinoline di carta per fare piazza pulita degli stereotipi della moda. Un progetto di fashion design per Nike. Intervista allo stilista nippo-brasiliano

Fogli di stile, l'arte di Nakao

La forza di dichiarare la sua indipendenza, lo stilista brasiliano Jum Nakao l'ha trovata nel rituale motto mapping the invisibile (tracciare l'invisibile), diventato anche titolo di un suo libro per guru della moda e diramazione semantica di alcune, fortunate esposizioni nel mondo del design. Acclamato per gli originali "vestiti di carta", l'artista di origine giapponese vive stabilmente in Brasile ed è direttore del Brasil Institute of Art and Fashion. Nel 2004, il colosso sportivo della Nike ha scelto Nakao per esordire nel club del "fashion design", dando vita al progetto Jum Nakao for Nike.

Mr. Nakao, non è una contraddizione, per uno stilista, rendere invisibili o di carta gli abiti delle sue modelle e dei suoi manichini?
Dal momento in cui ho cominciato ad occuparmi di moda, ho pensato: "Buttati. Scendi in picchiata!". Via le catene, le regole, i limiti, le convenzioni. È probabile che sia stata questa, la mia epifania. Di fatto, poco dopo, ho ragionato sulla collezione dei capi di carta. Assieme ai miei collaboratori, ho cercato di rifoderare l'accurato senso della moda, perché ciò che rimane incomprensibile agli occhi rende chi guarda complice di un'intuizione, restituisce la soggettività e l'individualità di un lavoro.

Come mai ha utilizzato proprio la carta?
La carta è il regno del disegno, dove comincia tutto. Su carta ti appunti i pensieri, dai inizio ad un processo creativo facendo uso di un materiale fragile, sensibile all'usura del tempo. La carta è il tuo lavoro bianco, incompiuto, vuoto, capace di trasformarsi in significato, in poesia, nella necessità di far fluire quello che crei.

Alcune sue mostre sono datate Diciannovesimo secolo. Come lo spiega?
Gli abiti riprendono la moda dell'epoca, un'epoca a cui sono particolarmente affezionato. A metà Ottocento c'era un assoluto rispetto per la moda, che era estremamente elaborata e sfarzosa, sia nei volumi sia nelle trame, come pure nei tessuti impiegati. Lo spettatore ne restava incantato.

Ha un'esibizione favorita tra le sue?
Ricordo con piacere ogni momento artistico della mia vita, a cominciare da quanto Du Pont, nel 2002, mi chiamò in qualità di socio fashion designer per l'Hotel Lycra International Project. È stata Parigi a giocare un ruolo importante nella mia formazione, mi ha permesso di esporre nel 2005 presso la Galleria Lafayette durante le celebrazioni dell'anno brasiliano in Francia. In occasione della San Paulo Fashion Week, la mia mostra A costura do invisível ha avuto l'onore di omaggiare i dieci anni di moda in Brasile. Al Fashion Museum parigino è tutto esposto e sulle targhette hanno catalogato i miei lavori come i più importanti del secolo. Nel 2007 ci sono state l'esibizione Revolver at Mon all'Oscar Niemeyer Museum, Urban Sightseeing on Transitory Livings al National Museum e What eyes can't see al SESC, quest'ultima prosegue il concetto di "invisibile". Nel 2008 ho presentato The Enchanted World of Jum Nakao al New Dowse Museum e un mio lavoro, Lux de lix, è stato selezionato da un curatore giapponese del MOT, Yuko Hasegawa. Lo scorso anno ho partecipato al Rotterdam Festival come ospite d'onore tra i designer brasiliani. Tra uno show e l'altro, insegno "processo creativo" tramite letture pubbliche e workshop.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Garlasco Horror Show - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 6 giugno, è disponibile in edicola e in app