Si chiama medicina di genere. E parte dalla scoperta che maschi e femmine non reagiscono ai farmaci nello stesso modo. Finora è stato un settore poco studiato. Ma adesso è considerato fondamentale per ogni cura
di Elisa Manacorda
3 febbraio 2011
Dare valore alle differenze tra uomini e donne, in campo medico. Scoprire il modo in cui le malattie si manifestano nei due sessi, verificare la diversa efficacia delle terapie, analizzare le reazioni ai farmaci di un organismo maschile e di uno femminile.
Sono gli obiettivi di 'Gender Attention', studio osservazionale promosso da Novartis, per valutare in modo specifico l'influenza del genere sulla differente incidenza di effetti collaterali in persone affette da psoriasi e in trattamento farmacologico con ciclosporina. Allo studio, condotto su circa 1.200 pazienti (800 donne e 400 uomini), parteciperanno circa 50 Centri ambulatoriali di Dermatologia convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.
(Nel video la dottoressa Marianne J. Legato spiega gli obiettivi della medicina di genere)
"Per troppo tempo la medicina, come un abito di sartoria, è stata tagliata sui corpi degli uomini", ha commentato Flavia Franconi, farmacologa all'Università di Sassari e presidente del GISeG (Gruppo Italiano Salute e Genere), durante la presentazione dello studio a Roma. Oggi è necessario ridurre questo gap di conoscenze sul corpo femminile, studiando il modo in cui l'appartenenza al genere condiziona lo sviluppo e l'impatto delle malattie e la risposta alle terapie.
"Proprio a partire da questa esigenza – continua Franconi - è nata negli Stati Uniti, nella metà degli anni Ottanta, la medicina di genere, un'area di ricerca il cui scopo è quello di investigare queste differenze e promuovere così una salute più equa per tutti, uomini e donne". In questa intervista la cardiologa Marianne J. Legato, oggi alla Columbia University di New York, e tra le maggiori promotrici di questo nuovo filone di indagini, spiega gli obiettivi principali della medicina di genere.