Nel film di Gipi gli alieni sbarcano sulla Terra. Ma l'umanità rimane indifferente

"Ho passato 15 anni a pensare le mie storie a fumetti in termini di ritmo e inquadrature, e questo mi ha aiutato ad affrontare la regia": parola di Gian Alfonso Pacinotti, pisano, classe 1963, meglio conosciuto per i raffinati albi a fumetti da lui firmati come Gipi. Il cartoonist, al suo debutto cinematografico con "L'ultimo terrestre" (dove l'attore protagonista Gabriele Spinelli è, a sua volta, un esordiente), è stato immediatamente premiato dal comitato di selezione, entrando nell'élite dei film in concorso alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Un onore in particolare per un film d'esordio: gli altri italiani in corsa per il Leone d'Oro sono due veterani del Lido come Cristina Comencini ed Emanuele Crialese.

Gipi/Pacinotti, pur stordito dall'onore e dal peso di un simile inaspettato riconoscimento, rivendica con orgoglio le proprie matrici grafiche, come ideale viatico alla carriera appena intrapresa. Né avrebbe potuto essere diversamente, visto che il film è liberamente tratto da "Nessuno mi farà del male" (Canicola), raccolta di 18 racconti brevi disegnati da Giacomo Monti, suo collega fumettaro. La storia narrata nell'"Ultimo terrestre", prodotto da Rai Cinema con Fandango e interpretata anche da Roberto Herlitzka, si svolge durante l'ultima settimana prima dell'arrivo di una civiltà extraterrestre sulla Terra. Un arrivo, quello degli alieni, che è stato annunciato dai governi, ma passa ai Tg come seconda notizia.

"Ormai il loro arrivo è stato già "digerito" dal pubblico, non è più una novità", spiega Gipi: "Per questo il giorno dello sbarco il telegiornale si apre con la ferale notizia che la Nazionale italiana di calcio ha perso un'importante partita. E solo dopo si dice: "veniamo ora agli alieni"". La chiave di lettura sembrerebbe insomma l'evoluzione cinico-disperata di "Un marziano a Roma", il racconto di Ennio Flaiano del 1953: dove l'alieno Kunt, atterrato a Villa Borghese il 12 ottobre con il suo disco volante, perdeva ogni appeal sociale e mediatico più o
meno in 15 giorni. Nel film di Gipi, gli alieni sono stati declassati a "rumore di fondo" prima ancora di atterrare, e in realtà il film parla d'altro.

"Che si pensi a Flaiano non può che farmi piacere", sorride il regista, "ma di simile c'è solo l'ambientazione sociale, perché i miei alieni sono decisamente diversi da Kunt. Sono esseri veramente "evangelici", nel senso che, a differenza degli uomini, sanno cosa è giusto e cosa e sbagliato. Il film però è tutto centrato sul mio protagonista, Luca, e su come la sua vita possa, o meno, cambiare", conclude il regista. "Luca è un solitario ai limiti del maniacale, ma proprio per questo su di lui l'arrivo degli alieni può produrre risultati diversi rispetto all'ambiente che lo circonda: una società disillusa e senza più chiari i propri valori". Cosa si aspetta da Venezia? "Esserci è già una soddisfazione: è come se avessi già vinto tutto quello che c'era da vincere. Per me non vorrei nulla, ma sarebbe stupendo se dessero un riconoscimento a Spinelli, che ha fatto un ottimo lavoro. E al Lido spero di poter incontrare Todd Solondz: il suo "Happiness" è uno dei miei film preferiti".

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