Ha sempre esagerato, nello stile, ma adesso sembra preso da un incantamento panico. Alternando insolenze e nonsense, giocando all'infinito su doppi sensi e volgarità. Cosa non si fa per vincere il duello dell'audience con Carlo Conti
di Stefano Bartezzaghi
29 settembre 2011
Paolo Bonolis ha sempre esagerato: però adesso - dopo i pacchi, il caffè, Sanremo - esagera anche a esagerare. Le sue modalità sono sempre state due: la prima, dominante, è il ragionare pedantesco, in cui mescola un italiano finto-aulico e un vernacolo centro-meridionale. È la tradizione dell'avanspettacolo, e ancor prima quella degli imbonitori: su questa strada Bonolis può arrivare a doppi sensi di volgarità anche clamorosa. La seconda modalità, più rara e interessante, è il puro delirio, dove Bonolis imballa sé stesso, si stranisce, preso da un incantamento panico.
Il gioco del preserale "Avanti un altro" (tutti i giorni, Canale 5, ore 18.40) non è malaccio. La seconda modalità di Bonolis si accende nella parte finale, quella in cui il concorrente si conquista il diritto al montepremi rispondendo a una raffica di domande facili, ma a volte capziose, con la difficoltà di dover dare, in veloce sequenza, sempre la risposta sbagliata. Bonolis va a macchinetta per aiutare il concorrente a completare il suo quasi impossibile tour de force, finché entra nel delirio, continuando a ripetere domande del tipo: "Tom e Jerry, chi dei due è il gatto?". Basterà a battere la consolidata "Eredità" di Carlo Conti? Vedremo, è un duello interessante.
Purtroppo Bonolis si ripiglia, rientra nella prima modalità, e fa scompisciare pubblico e concorrenti alternando insolenze solo apparentemente nonsense a espressioni come "insertarsi" o "mettere in faretra importanti danari", e citandosi. Ha persino ripreso la solfa del "vecchio conio", che poi visto come sta il conio nuovo bisognerebbe magari lasciarlo dove sta.