Tosse. Mal di gola, Rinite. Perfino polmonite. Nei moderni edifici del terziario si prendono queste e altre patologie. Colpa dei sistemi di aerazione e dei materiali che vengono scelti per costruirli

Millecento casi nel 2000. 3.522 solo dieci anni dopo. La legionellosi, che provoca gravi forme di polmonite dovute all'infezione di un batterio chiamato legionella pneumoniae, comincia a far paura. Questi sono i dati americani, resi noti nei giorni scorsi da un preoccupato Centro per il controllo delle Malattie di Atlanta. Ma l'Italia non è immune: in base ai dati del Rapporto sulla malattia, nel 2009 sono stati notificati 1.200 casi. Magari possono non sembrare tanti, ma il fatto è che il contagio avviene soprattutto negli edifici, all'interno di abitazioni o di strutture di comunità perché la legionella si riproduce in grandi quantità all'interno di tubature o di vie entro cui si diffonde l'aria condizionata all'interno degli ambienti. E non è l'unica infezione, seria e mortale, che possiamo prenderci standocene a casa, senza averne il minimo sentore. Anzi.

"L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato che fino al 30 per cento delle persone che vivono negli edifici nuovi o ristrutturati rischia sintomi correlati a quello che chiamiamo "edificio malato". Stiamo parlando di problemi respiratori come naso chiuso, rinite, tosse, mal di gola, di fastidi agli occhi, di affaticamento, stanchezza e febbre", spiega Nicola Magnavita, docente di Medicina del Lavoro all'Università Cattolica di Roma. E ciò che è peggio è che la sindrome dell'edificio malato si verifica in strutture che rispettano pienamente gli standard igienici di temperatura, ventilazione e illuminazione. Nulla da imputare, quindi, a chi costruisce e organizza gli spazi. Piuttosto, sotto accusa è il fatto di aver costruito edifici che utilizzano sofisticati impianti di aria condizionata. Il fatto apparentemente bizzarro, spiega Magnavita, è che, "mentre le case ventilate naturalmente hanno spesso valori di temperatura e ventilazione al di fuori degli standard, esse sono di fatto più salubri per quanto riguarda la possibilità di infezioni".

Innanzitutto perché le vecchie case riescono a liberarsi meglio delle pericolose endotossine di alcuni batteri del gruppo dei Gram negativi, che causano, ad esempio, la cosiddetta "febbre del lunedì", una patologia che si presenta appunto il lunedì con un brusco rialzo della temperatura, stanchezza e altri fastidi, dura al massimo due giorni ed è legata proprio all'esposizione a questi batteri.

Legionella e batteri nascosti nei tubi, dunque. Ma non solo: ci sono poi le muffe causate dall'umidità che favoriscono le irritazioni delle vie respiratorie e le allergie. E ci sono persino le candele d'incenso: ogni volta che si avvicina il fiammifero alla resina delicata e si spegne la fiammella per lasciare spazio a una lenta, odorosa combustione, si liberano progressivamente sostanze che non fanno bene all'apparato respiratorio. Sono in pratica le stesse, sia pure a dosi infinitesime, contro cui ci ribelliamo quando pensiamo ai fumi del traffico: polveri sottili, ossido di carbonio e benzene. Ovvio che il livello di inquinamento indoor dipende dal tempo di esposizione e dalla tipologia della resina. Ma non va molto meglio con le classiche candele di cera: "Lo stoppino, difatti, può essere impregnato con elementi metallici per impedirgli di bruciare troppo rapidamente e può rilasciare piombo", precisa Magnavita. Bruciando una sola candela si possono immettere nell'aria, in media, da 100 a 1.700 microgrammi di piombo l'ora.

Insomma, facciamo una gran fatica per costruirci ambienti su misura capaci di darci il massimo del benessere che poi, però, si rivelano una piccola trappola: scarso ricambio d'aria, finestre sigillate, spazi angusti, umidità eccessiva. E c'è chi osserva come decenni fa si cercava magari un'abitazione con una buona esposizione al sole, con un "giro d'aria" capace di percorrere le stanze quasi a ripulirle da polveri, muffe e altro. Roba da nostalgici?

Mica tanto, se è vero che sta nascendo un nuovo modo di progettare che tiene conto proprio di questi pericoli nella ricerca di un nuovo comfort. "Fin dal momento della progettazione, l'obiettivo è il cosiddetto "comfort sensoriale", ovvero il massimo benessere di chi vive nell'abitazione" spiega Enrico Frigerio, esperto di Slow Architecture. Ad esempio, bisogna puntare ad assicurare un'ampia disponibilità di aria fresca. Gli studi dicono che abbiamo bisogno di circa 30 metri cubi d'aria l'ora, con un ricambio costante, mentre invece troppo spesso l'ambiente si fa pesante in stanze ipersigillate e, complici i tanti inquinanti gassosi o chimici che possono permanere nelle stanze, il corpo delle persone più sensibili può avere problemi. Altrettanta attenzione va portata all'umidità delle camere. "Un ambiente eccessivamente secco non facilita certo la respirazione, così come la troppa umidità non è certo salutare", precisa Frigerio.

Grande attenzione va posta anche alla scelta dei materiali. Il legno è il must. Se si parla di umidità, infatti, questa risorsa naturale si comporta come un vero e proprio sportello bancario: è pronto ad assorbire l'eventuale umidità in eccesso, ma non la fa completamente propria e la rilascia nell'ambiente se questo diviene eccessivamente secco. Non per nulla, proprio l'impiego del legno è uno dei punti fondamentali della moderna bioedilizia. Cui spesso si associa l'architettura bioclimatica, che, spiega l'architetto veronese Simona Manara, "valuta anche in maniera più determinante l'orientamento, la posizione, l'esposizione al sole e al vento per ottenere il comfort termico". E lo fa anche grazie all'impiego di materiali da costruzione naturali, riciclabili, che non necessitino di grande energia di produzione, di trasporto e di smaltimento a fine vita, con provenienza certificata, quanto più possibile a chilometro zero. "Per questo vengono generalmente esclusi prodotti sintetici mentre si privilegiano mattoni, pietra naturale, legno massiccio autoctono, gesso, intonaci naturali, terracotta", precisa la Manara. I materiali privilegiati sono il legno, la canapa, la lana, la carta riciclata, fibre naturali, i silicati, la perlite.