Qualcuno tra i suoi consiglieri teme che il premier David Cameron, con la sua determinazione sulle nozze gay, rischi di importare in Gran Bretagna lo spettro delle 'guerre culturali' americane, quella lotta politica virulenta da cui il Regno Unito, finora, era rimasto immune. Eppure, nonostante le resistenze nel suo partito, l'inquilino di Downing Street sembra deciso ad andare avanti: «Non le appoggio malgrado sia un conservatore, ma proprio perché sono un conservatore», dice.
Se Cameron scoprirà solo in autunno le sue carte, la questione del matrimonio omosessuale ha già iniziato a scaldare gli animi oltremanica, a colpi di petizioni, sondaggi e minacce di scisma (della Chiesa anglicana).
Comunque vada a finire, un abisso separa le discussioni di oggi da quel luglio 1972 quando Trafalgar Square accoglieva il primo 'gay pride' d'Europa. Allora, tra i settecento temerari che sfilarono tra un cordone di poliziotti c'era anche Peter Tatchell, l'australiano che sarebbe diventato il più famoso attivista gay d'Inghilterra: «Molti amici erano troppo spaventati per marciare. Pensavano che ci avrebbero arrestato tutti. Ma si limitarono a coprirci di insulti», racconta. Gli arresti arrivarono dopo, a decine, assieme alle minacce di morte, alle pallottole spedite, alle finte bombe di omofobi, neonazi e islamisti, alle botte in testa, quelle sì vere, della polizia russa durante una manifestazione per i diritti civili a Mosca nel 2007, dalla quale uscì con un occhio pesto, la vista sdoppiata, vuoti di memoria e problemi motori. Oggi Peter è ancora lì, che armeggia al telefono sulla scrivania della sua casa popolare stracolma di libri, cimeli e manifesti. Tanto esile quanto tenace, l'attivista indomito che ai vecchi tempi sbertucciava il 'matrimonio borghese' è diventato il più fiero sostenitore del diritto degli omosessuali a sposarsi. Perfetto testimone dei quarant'anni che hanno cambiato nulla in Italia, e tutto in Gran Bretagna sul fronte dei diritti gay.
Signor Tatchell, lei si fida di David Cameron?
«Sì, perché mi è parso sincero. E' vero che il governo si è deciso a intervenire dopo che otto coppie, quattro gay e quattro eterosessuali, si sono rivolte alla Corte Europea dei Diritti umani contro le discriminazioni incrociate. Ma Cameron vuol far dimenticare la vecchia ostilità dei conservatori. E così il ministro dell'interno Teresa May e il cancelliere Osborne».
Una volta lei era ostile all'idea di matrimonio. Non si sente in imbarazzo?
«In realtà condivido ancora la critica femminista al matrimonio: per me resta una istituzione sessista e patriarcale. E personalmente non desidero sposarmi. Mai avuta la tentazione, mi creda. Ma in quanto democratico e liberale difendo il diritto degli altri a farlo se vogliono. Non è compito mio o dello Stato impedirlo. Il bando al matrimonio gay è una discriminazione omofoba, e come tutte le discriminazioni va eliminata. E' una questione di uguaglianza. Oggi in Gran Bretagna le coppie dello stesso sesso sono bandite dal matrimonio civile e quelle eterosessuali dalla civil partnership. Una situazione assurda».
E un po' confusa.
«La nostra campagna è a favore di una parificazione completa tra coppie gay e eterosessuali. Tre libertà: quelle di contrarre la civil partnership, il matrimonio civile e, ove ammesso dalla propria fede, il matrimonio religioso dovrebbero essere garantite a tutti allo stesso modo, senza discriminazioni sull'orientamento sessuale. Voglio l'eguaglianza nel diritto di sposarmi per essere libero di rifiutarlo. Oggi questa libertà mi è negata solo perché sono gay».
Una delle questioni più delicate è l'eventuale facoltà di adottare. Non crede che qui in gioco oltre alla libertà degli individui ci sia il benessere del bambino, e una certa cautela sia razionale?
«Di fatto non c'è evidenza che un bambino abbia bisogno sia della madre che del padre per crescere come adulto risolto e felice. Quello che sembra cruciale è che abbia genitori che lo amino e lo sostengano, che si tratti di un single o di una coppia gay o etero. L'amore e la stabilità sono le chiavi per uno sviluppo ordinato del bambino, non l'orientamento sessuale dei genitori. Comunque penso anche che sia giusto che un figlio possa rapportarsi a una varietà di figure adulte, uomini e donne. Questo è vero. E tutte le coppie gay che conosco si preoccupano che i loro figli abbiano modelli sia maschili che femminili».
Non è curioso che il movimento gay sia partito dalla libertà sessuale e oggi chieda il matrimonio? Qualcuno dice che vi siete imborghesiti, proprio quando gli etero si sposano sempre meno.
«Il diritto di amare e la libertà sessuale non si possono scindere. Non vedo i due termini in contraddizione. Certo, è vero che nel mondo occidentale c'è stato uno spostamento all'interno dei movimenti gay verso valori più conservatori: coppie stabili, il diritto di sposarsi e avere figli. E sempre più coppie gay tendono a imitare valori e istituzioni delle coppie eterosessuali».
E secondo lei questa deriva, e la corrispondente accettazione sociale, è stata aiutata più dal mercato o dalla politica?
«Da entrambi. La sterlina (e l'euro) rosa sono state armi molto efficaci nel premere su aziende e governi per porre fine alle discriminazioni. I gay hanno imparato a usare il loro potere di spesa, e politici e corporation hanno risposto, a volte per ragioni altruistiche a volte per egoismo. Vogliono i nostri soldi e i nostri voti».
Essere così corteggiati non comporta qualche rischio?
«E' vero che molte persone in politica e nel business ci vedono come consumatori più che come cittadini. E hanno risposto con più prontezza al nostro 'potere di spesa' piuttosto che alle richieste di diritti umani».
Oggi il Regno Unito è considerato il Paese meno omofobico d'Europa. Come è accaduto?
«Uno dei passaggi più importanti ed efficaci è stato il lavoro di Outrage. Negli anni Novanta abbiamo messo in atto azioni non violente per disvelare l'omofobia di ogni istituzione pubblica e privata. Baci di gruppo a Piccadilly Circus sfidando la polizia ad arrestarci: un'ora prima della protesta, Scotland Yard annunciò che non avrebbe applicato più la legge. Proteste alla stazione di Bow Street, la stessa dove fu detenuto Oscar Wilde. Siamo andati al registro comunale di Marylebone per chiedere il diritto di sposarci. Ce lo rifiutarono, ma questo creò un sacco di furore. Nel 1994 abbiamo denunciato 10 vescovi della Chiesa d'Inghilterra per ipocrisia: appoggiavano una Chiesa discriminatoria pur essendo di fatto omosessuali».
Lei appoggia l'outing di personaggi pubblici. Non è un metodo aggressivo?
«A metà degli anni Novanta scrivemmo a 20 parlamentari che avevano votato e parlato pubblicamente contro l'uguaglianza gay pur essendo omosessuali chiedendo loro di smetterla con l'ipocrisia e avvisandoli che altrimenti li avremmo esposti. Quasi tutti da allora cambiarono atteggiamento, senza bisogno di fare nessun outing. Ogni pubblico ufficiale che abusa del suo potere per far del male a cittadini gay merita di essere esposto. Se hai un ruolo pubblico non puoi essere ipocrita».
Ai suoi colleghi italiani che consigli darebbe?
«Niente si conquista gratis, ogni passo avanti è il frutto di una battaglia».
L'idea del "matrimonio gay" solleva l'opposizione dei gruppi religiosi: cattolici, anglicani e islamici. Crede che si possa avviare un dialogo?
«Un sondaggio di You Gov ha mostrato che il 58% di coloro che si considerano credenti sono a favore del matrimonio gay. Dunque non è il popolo di Dio così contrario, ma i leader».
In America anche Obama ha annunciato il suo sì alle nozze gay...
«E' stato un grande momento che Obama abbia fatto questa pubblica dichiarazione di appoggio».
Forse pure una mossa elettorale.
«Può essere, ma conta la sostanza. La mia reazione è stata: bene, era ora visto che Obama è rimasto al potere tergiversando per anni. Dal lato positivo, qualsiasi fossero i suoi motivi, la dichiarazione riportata dai media ha portato la questione nelle menti e nei cuori di milioni di persone».
Lei ha detto di sognare un mondo in cui non servano più etichette. Può spiegarsi meglio?
«Si, un giorno, ma ci vorranno almeno altri due secoli. In fondo, il fine ultimo della liberazione gay è abolire il bisogno di un movimento omosessuale e finirla con la distinzione tra gay e etero. Perché tutti abbiamo la potenzialità di relazionarci con il sesso opposto o il nostro stesso sesso. E siamo tutti esseri umani».
Cultura
28 giugno, 2012In Gran Bretagna le unioni civili per gli omosessuali ci sono già dal 2005. Ma il premier (conservatore) ha promesso che in autunno arriverà anche il diritto a sposarsi. E uno storico esponente del movimento Lgbt inglese spiega: 'Bravo, ha capito che siamo il Paese più avanti nel mondo'
'Io, gay, dico: grazie Cameron'
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY