È davvero alle porte la cura per una delle malattie più diffuse nel mondo industrializzato? È fiducioso Camillo Ricordi, professore all'università di Miami che, assieme a Daniela Ovadia, ha scritto "La fine del diabete" (Dalai editore). Ci troviamo la storia della malattia, i primi successi, gli studi, le sperimentazioni, ma anche l'alimentazione e gli stili di vita corretti da adottare per evitare di ammalarsi. Consigli che andrebbero seguiti scrupolosamente dal momento che si contano ormai quattrocento milioni di diabetici nel mondo, tre milioni solo in Italia. Il peso del diabete sull'economia mondiale è stato di 376 miliardi di dollari nel 2010 e le previsioni dicono che raggiungeranno i 490 miliardi nel 2030. Somme che fanno rabbrividire e che, in prospettiva, faranno saltare i conti della sanità in qualunque paese e sistema sanitario, pubblico o privato.
Nella visione di Ricordi, le soluzioni esistono. Serve un approccio complessivo: mangiare poco e solo cibi sani per evitare l'obesità, muoversi molto e insegnare ai bambini i comportamenti corretti. Ma poi serve la ricerca, quella sulle cellule staminali, sulle nanotecnologie, sui nuovi farmaci e sui trapianti delle cellule pancreatiche, sperimentati con quella passione che non fa mai arrendere da quasi 25 anni lo stesso Ricordi, prima con strumenti artigianali a Pittsburgh e poi con sempre maggiore tecnologia e successo a Miami. Per tutto questo servono investimenti ingenti e la massima collaborazione internazionale tra esperti e ricercatori perché la fine del diabete è un obiettivo globale e come tale va perseguito.