Cultura
11 aprile, 2014

'Giro il mondo in mongolfiera. E della mia passione ho fatto un'impresa'

Nato e cresciuto tra le montagne più alte d'Europa, Nello Charbonnier si è innamorato dei palloni volanti. E con la sua famiglia da ormai trent'anni plana su vette e deserti. Per spirito d'avventura ma anche per lavoro

“Un buon inglese non scherza mai quando si tratta di una cosa seria come una scommessa”. È la risposta di Phileas Fogg ai dubbiosi compagni di gioco del Reform club. La celebre battuta dà inizio a uno dei viaggi più avventurosi della storia della letteratura di tutti i tempi, Il giro del mondo in 80 giorni, romanzo cult di Jules Verne. Due secoli dopo il primo volo in mongolfiera e a un secolo dalla pubblicazione del libro di Verne, Nello Charbonnier, nell'anno di grazia 1982, trasforma il suo amore per il volo in lavoro. La scommessa, personale e familiare, è destinata a durare ben oltre gli 80 giorni di Fogg e Passepartout, tant'è vero che, al momento della scrittura di questo articolo, Nello è appena partito per Babilonia (Iraq) dove, a bordo di una delle sue mongolfiere, contribuirà al rilancio turistico della Mesopotamia in un progetto ideato dal governo iracheno. Pilota d'aliante e d'aereo, Nello coltiva la passione e guarda in alto, anche quando cammina in piazza Chanoux, nella sua Aosta.

Un bel giorno sui cieli della Vallée scorge una delle rare mongolfiere moderne che dalla Svizzera aveva sorvolato le Alpi sconfinando in territorio italiano. La visione, corroborata dalla lettura di un Topolino anni Ottanta nel quale si descriveva una fiorente attività di questi antichi aeromobili negli Stati Uniti, fa nascere l'idea e il progetto della vita: una delle prime imprese italiane di mongolfiere. In sei mesi ottiene il brevetto,viene immediatamente promosso istruttore e compra la sua prima mongolfiera.
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Primi passi. Dal 1982, volo dopo volo, l'azienda cresce e coinvolge tutta la famiglia. La forza degli Charbonnier si rivela nella lungimiranza e nello spirito d'avventura, che non li scoraggia di fronte alla difficoltà di navigare nei cieli valdostani, tra le montagne più alte d'Europa: un'impresa considerata quasi impossibile nell'Italia d'allora. Ma Nello ce la fa e vive la sua vita come un'avventura, con un occhio al portafoglio e l'altro al cielo. Vola nella Terra di Baffin, in Canada, tra la Cordigliera e il mare ghiacciato, seguito da slitte di cani che trainano rifornimenti e carburante.

Vola al Polo Nord in una fresca primavera artica: le temperature minime si aggirano tra i -25 e i -35 gradi. La spedizione, organizzata dai russi, annovera anche equipaggi spagnoli, inglesi, austriaci, lituani, sloveni. Vola in alto, fino a 8.600 metri, per dimostrare scientificamente la possibilità di adattamento del corpo umano alla carenza d'ossigeno. Vola sui deserti in Libia, Israele, Giordania.
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A Chiang Rai (Tailandia del Nord), sul lago Bajkal nella Siberia meridionale. Vola tra le sue cime circondate da nevi eterne e ghiacciai: sul Gran Paradiso e il monte Bianco, sul Grand Combin e il Weisshorn, sul Cervino e il monte Rosa. “Possiamo vantare numerosi primati – afferma orgoglioso Nello Charbonnier: siamo l'unica compagnia italiana a volare in montagna (e che montagna!), abbiamo pilotato il primo dirigibile moderno della Penisola, possediamo mongolfiere da 2, 6, 10, 20 posti e i nostri clienti vengono qui da tutto il mondo”.

In effetti la professionalità della Charbonnier Mongolfiere è indiscutibile: osservare il lavoro di Nello e di sua moglie, dei figli Igor e Diego (che è anche maestro di snowboard) e dei loro collaboratori è come partecipare a una regata velica nell'equipaggio della barca vincitrice. “La mongolfiera è un aeromobile – continua Nello – e noi siamo a tutti gli effetti una compagnia aerea, come Alitalia o Air France. Siamo in regola con le autorizzazioni per il trasporto dei passeggeri e acquistiamo tutti i nostri mezzi dalla Cameron Balloons di Bristol, leader mondiale del settore”.

Diversificazione. La crescita dell'impresa porta anche a un'articolazione dell'offerta. I voli promozionali si alternano alle spedizioni, i voli turistici ai raduni e alle competizioni. “Le aziende nostrane non investono abbastanza nella promozione – si lamenta Nello. Olanda, Francia e Germania, invece, hanno capito il business”. In Francia ogni città ha la sua mongolfiera, pubblicità e voli sponsorizzati sono all'ordine del giorno. L'ultimo esempio è la serie L'invitation au voyage di Louis Vuitton che ha girato al Louvre e a Venezia due spot dalle velleità artistiche.

Citando ancora la settima arte, chi si è accorto delle potenzialità della mongolfiera è il premio oscar Paolo Sorrentino, non a caso uno dei più internazionali dei nostri registi: per La grande bellezza ha chiamato proprio Nello Charbonnier e la sua mongolfiera a girare una delle scene ambientate nelle feste romane. In campo pubblicitario, comunque, l'azienda di Aosta non sta a guardare e vanta clienti del calibro di Lindt, Sky, Nastro Azzurro, Fai. La diversificazione in casa Charbonnier ha portato anche alla concessione esclusiva di vendita per l'Italia delle mongolfiere inglesi Cameron Balloons.

Le competizioni. Tre volte campione italiano nel volo di precisione, da qualche anno Nello ha lasciato il campo delle gare al figlio maggiore, Igor: “Non si vincono soldi e vige un fair play esemplare. Gareggio solo per prestigio e passione”. Campione a sua volta, Igor partecipa volentieri alle competizioni nazionali e internazionali anche per espandere la rete delle conoscenze, utile in caso di progetti in luoghi remoti, e per carpire le ultime novità tecnologiche, gli accorgimenti e le piccole invenzioni che possono migliorare la quotidianità. Innovazione e sviluppo nascono soprattutto dallo scambio delle buone pratiche e dalla frequentazione dei migliori professionisti del mondo. “Se avessi uno sponsor farei solo questo tipo di voli”, confessa. Oltre al divertimento, dunque, un investimento per il futuro dell'azienda.

Natura, tecnologia, libertà. Tre ingredienti base per i piloti del vento, ai quali va aggiunto un punto di vista unico sul mondo, il punto di vista di chi sta tra la terra e il cielo, in un cesto legato a un pallone, e si muove col vento. Ma com'è il mondo da lassù? “I paesaggi diversi dal nostro, per noi valdostani abituati all'orizzonte delimitato dalle montagne – racconta Igor – sono i più suggestivi. L'infinita pianura che si espande a 360 gradi, vista da 1.000 metri d'altezza al centro dell'Australia; le foreste di bambù e i campi da tè in Giappone”.

Gli fa eco il padre Nello: “Da lassù ho visto cose che da terra è impossibile apprezzare: il disegno urbano delle città più belle, la mia Aosta, Ferrara, Siena. Ho visto boschi di conifere a perdita d'occhio e i grandi laghi americani. La campagna è sorprendente: il suo ordine geometrico, la texture e l'accostamento dei colori sono elementi invisibili da quota zero. Dalla mia mongolfiera, invece, appaiono in tutta la loro bellezza”. Scommessa vinta, monsieur Charbonnier!

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