L'indice di lettura degli italiani è sempre più basso. Ma la spesa per la lettura è stabile. E sette milioni scelgono l’ebook

Il peggio è davvero passato? Se dal mondo anglosassone arriva l’annuncio che il mercato editoriale si è rimesso in moto, che le librerie affilano le armi contro Amazon, e che l’ebook non ha surclassato il libro di carta né, probabilmente, ci riuscirà mai, anche l’Italia tira un sospiro di sollievo. A sorpresa. Perché, a guardare i dati, c’è poco da essere sollevati: l’Istat, con l’indagine intitolata “La produzione e la lettura di libri in Italia”, ha appena abbassato l’indice di lettura, portando la quota di italiani che hanno letto almeno un libro in un anno dal 43 per cento del 2013 al 41,4 (il più basso d’Europa: in Francia è del 70 per cento, in Germania dell’83, in Spagna quasi del 60 per cento). Nell’arco di quattro anni, dal 2010 al 2014, l’equivalente di oltre due milioni di lettori svaniti nel nulla.

Lettori occasionali, però: perché gli amanti veri dei libri, i cosiddetti lettori forti (che leggono in media un libro al mese), restano una categoria stabile nel tempo. Non solo: immutata (anzi persino lievemente migliore: +0,1 per cento), rimane la spesa per leggere degli italiani: quasi un miliardo e mezzo di euro. Con il perdurare della crisi e con l’irrompere di cambiamenti radicali nel settore, un motivo d’ottimismo.

«È vero, circola una visione meno negativa rispetto agli ultimi anni, che deriva dalla necessità di guardare in modo diverso al mercato editoriale», chiarisce Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio Studi dell’Aie, l’Associazione italiana editori: ?«Se ci concentriamo solo sulla categoria merceologica del libro fisico, con tutte le novità che hanno investito il settore -ebook, Internet, i modi alternativi di accedere ai contenuti librari- non ritroviamo più nulla del mondo tradizionale, ed è inevitabile raccontare solo gli effetti negativi della crisi. In realtà, se consideriamo il “sistema della lettura” nel suo insieme includendo, oltre al canale trade, i libri come prodotti collaterali ai giornali, gli ebook in circolazione e anche gli e-reader, la spesa degli italiani per la lettura è certamente inferiore a quella del 2011, ma praticamente allineata alle annate 2007-2008. Prima della crisi».

Ecco la novità: ampliare il perimetro di riferimento, considerando non come nemico, ma come alleato, il libro digitale. In crescita netta. Niente a che vedere con lo scenario americano, dove la sua penetrazione è da anni decisamente più avanzata. Tuttavia, se il 12 per cento dei titoli in commercio è disponibile anche in ebook, e quasi 7 milioni di italiani - il 13, 1 per cento della popolazione - ne ha letto almeno uno nel 2013 (con una crescita, rispetto all’anno scorso, del 32 per cento), chi ha a cuore la lettura ha ragione a mostrare ottimismo.

«Negli Stati Uniti è già probabilmente in atto un processo di saturazione nell’acquisto degli e-reader. In Italia, dove si sconta un ritardo nello sviluppo tecnologico, la situazione potrebbe evolvere persino diversamente», nota Peresson: «Oggi l’acquisto degli e-reader è conveniente solo per i lettori forti, che sono 3 milioni e mezzo-4 milioni. Se il prezzo di questi strumenti cambiasse, altre fasce di lettori, anche meno dedite alla lettura, sarebbero coinvolte».
Il mercato degli ebook pesa, al momento, per il 4,4 per cento del mercato del libro. In termini di fatturato, l’equivalente di 51,7 milioni di euro. Un dato fortemente in crescita, rispetto al 2013: quasi del 40 per cento. Non è chiaro ancora se a sostituzione o a integrazione del libro di carta, l’interesse per gli ebook è, in Italia, più forte che altrove: in Francia, per esempio, nel 2014, il 10 per cento dei lettori ha letto su carta e in digitale, ma solo l’1 per cento ha scelto di leggere esclusivamente ebook. Insomma, i margini di crescita sono alti. Il problema resta come coinvolgere chi non legge o legge pochissimo.

L’ultima iniziativa si chiama #ioleggoperché, è una campagna nazionale appena partita, che mobiliterà i lettori trasformandoli in “messaggeri” dei libri, e si concluderà il 23 aprile, Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Il progetto, a cura di Aie con l’Associazione Librai, l’Associazione Biblioteche, il Centro per il Libro e la Lettura, si avvale di una rete di testimonial e di una piattaforma on line: ioleggoperché. Tra le iniziative, una collana di 24 romanzi, messi a disposizione dagli editori, per contagiare alla lettura i più resistenti: Luis Sepúlveda, Khaled Hosseini, Margaret Mazzantini, Silvia Avallone, da “Oceano mare” di Alessandro Baricco a “Due di due” di Andrea De Carlo, da “Il corvo” di Kader Abdolah a “Come un romanzo” di Daniel Pennac. Prove tecniche di collaborazione tra i privati e le istituzioni.

Intanto, proprio la difficoltà di intercettare i lettori sta portando il mondo delle librerie a rimboccarsi le maniche. Negli Stati Uniti, come segnala il Financial Times. Ma anche in Italia: in Rete, attraverso siti Internet più efficaci e una presenza forte sui social network. In libreria, rilanciando la professionalità di un mestiere e moltiplicando le iniziative per coinvolgere i clienti: dagli incontri con gli autori ai laboratori per bambini. E se l’hashtag #altrocheamazon mostra su Twitter la creatività delle librerie indipendenti, un ebook di Elisa Molinari (Ufficio Studi Aie), allinea 21 idee, tutte già felicemente messe in pratica, per i librai di oggi e di domani: “I social salveranno la libreria?”.

Video virali, blog, app, gare di scrittura: si va dalle sinergie che librerie storiche come la Barter Books di Alnwick (quella col poster, diventato slogan globale, “Keep calm and carry on”) e Foyles, a Londra, hanno saputo sviluppare tra negozio fisico e Rete, alla miriade di iniziative che prendono vita in Italia: dalla libreria All’Arco di Reggio Emilia alla Ex libris Cafè di Polla.
«Se le catene librarie e le librerie indipendenti sapranno offrire ciò che l’online non sarà mai in grado di dare, vale a dire la dimensione relazionale, l’accoglienza, un’offerta di prodotti diversi ma coerenti tra loro, dal cibo di qualità alle t-shirt, in modo da porsi come luoghi di aggregazione e di scambio, anche simbolico, ci sarà una selezione, ma moltissime sopravviveranno e ritroveranno vitalità », sostiene Peresson.

Il libro in pericolo di vita? A tramontare, al momento, è solo la previsione.

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