Abolire il federalismo sui farmaci e la sanità. Controllare a chi vengono prescritte le terapie. Sostenere i generici. Le proposte del direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Pani, per il sistema pubblico

Farmaci con costi sempre maggiori. Dagli antivirali agli oncologici, agli antireumatici: rischiano di far saltare i conti. Non sarà che le medicine di nuova generazione imporranno ai signori del farmaco di cambiare le regole? Lo abbiamo chiesto ?a Luca Pani, direttore generale dell’Aifa.

I farmaci costano sempre di più. Come ?si fa a renderli sostenibili per il Ssn?
«Bisogna avere il coraggio di cambiare.? In passato avevamo i blockbuster, come le statine: costavano poco e aiutavano milioni e milioni di persone. Oggi, un farmaco come Sovaldi costa in un mese quello che l’atorvastatina costava in un anno. Dobbiamo cambiare strategia. Cambiare il rapporto tra ospedale ?e farmacie del territorio. E poi serve ?un Fondo farmaceutico nazionale».

Cominciamo da qui. Un fondo nazionale?
«Per accentrare la negoziazione. La facciamo noi e le regioni devono accettare il prezzo negoziato. Ovvio che abbiamo più potenza di tiro. E meglio sarebbe un’unica trattativa europea. Ancora più efficace».

Ma già la fate voi.
«Sì. Ma poi le regioni rinegoziano. Vogliono tenersi l’ultima parola. Ed è il caos. Da luogo a luogo cambia il portfolio dei farmaci disponibili ai cittadini. E questo è sbagliato. Il sistema federale, almeno per quel che riguarda farmaci ?e sanità, andrebbe abolito».

Resta che paghiamo Sovaldi 34 mila euro a trattamento. Di questo passo ?il sistema salta.
«No. Lo paghiamo molto, molto meno. E la chiave per rendere sostenibili farmaci così cari sono i registri che ci permettono di controllare a chi viene prescritta una terapia costosa e da chi. Per controllare che sia data nel modo giusto, più efficace. Responsabilizziamo i prescrittori, verifichiamo che la cura sia fatta nel modo esatto e teniamo sotto controllo la spesa».

Crede che i no brand dei farmaci costosi, possano liberare risorse?
«Noi ci abbiamo creduto, e abbiamo spinto molto. Sono preoccupato, però, perché non stanno dando risultati. In nessun paese. In Italia abbiamo avuto ritardo coi generici, ma altrove non era accaduto. Dobbiamo capire il perché».