Il suo 'Modulor' è la misura della modernità, così come l’Uomo vitruviano ?di da Vinci lo fu per ?il Rinascimento

La Cite Radieuse a Marsiglia
Sono tornato a Marsiglia dopo alcuni decenni e il primo pensiero è stato quello di tornare a vedere l’Unità d’abitazione ?di Le Corbusier: la ricordavo ?in uno stato d’abbandono. ?È in condizioni perfette, gli appartamenti che si possono visitare ci fanno capire con un solo sguardo cosa intendesse quando cominciò a progettare ?la “cellula”, cioè il germe da cui nasce una casa o un imponente complesso.

Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte ?di Charles-Edouard Jeanneret architetto, urbanista, pittore, scultore, designer nato in paese alpino del Giura nel 1887. Frequentò la Scuola di Arti ?e Mestieri e la prima opera che ?si conosce è la cassa incisa a sbalzo di un orologio. Charles voleva fare il pittore e più tardi maturò la sua vocazione ?per l’architettura, ma la sua passione per le arti plastiche non venne mai meno.

Personaggi
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1/6/2015
Basti vedere le sculture impresse nel cemento dell’Unità di Marsiglia col Modulor in evidenza o percorrere il tetto-terrazzo con sculture-architetture di forte suggestione plastica. Il Modulor è un uomo alto 1,83, con ?il braccio alzato: silhouette ?che è alla base di un sistema ?di proporzioni (le nombre d’or) che permette di organizzare ?con armonia l’architettura e il dettaglio degli arredi. Il Modulor è la misura della modernità, così come l’Uomo vitruviano ?di Leonardo da Vinci lo fu per ?il Rinascimento. Questo il tema, baricentro della grande retrospettiva “Le Corbusier.

Mesures de l’homme”, Centre Pompidou (fino al 3 agosto), ?a cura di Frédéric Migayrou e Olivier Cinqualbre, che offre una spettacolosa selezione di circa 300 pezzi tra disegni, “carnet ?de voyage”, dipinti, sculture, modelli, foto che partono dagli esordi per approdare alla maturità.

Le Corbu - il soprannome che richiama un corvo deriva da un autoritratto col naso prominente e gli occhiali tondi - maturò la sua vocazione per l’architettura nel 1906: viaggiando per l’Europa, ?a Berlino conobbe Behrens ?e incrociò Gropius e Mies, ?a Vienna Hoffmann, a Parigi ?i Perret, poi intraprese il Viaggio in Oriente nel 1911 e di lì per l’Italia. Rientrato a casa cominciò a lavorare sul progetto Dom-Ino (1914-15), ?una struttura modulare in cemento armato per una casa ?a basso costo, preziosa dopo i disastri della guerra. Fu in effetti un autodidatta che aveva aperto gli occhi su un nuovo mondo.

[[ge:rep-locali:espresso:285154663]]La mostra è organizzata in dieci sezioni: la sala assai bella dedicata al Purismo, di cui fu tra ?i fondatori, conferma quale fosse la qualità della sua pittura, come essa sia affine alla ricerca di Amédée Ozenfant. Da questo sodalizio nacquero la rivista “L’Esprit Nouveau” e il padiglione all’Esposizione di Arti decorative di Parigi (1925), una casa sperimentale che suscitò scandalo. Ma lo scandalo fu ?una costante della sua vita, sia perché con gli innumerevoli libri provocò l’establishment, sia perché inventò slogan fulminanti che gli saranno ritorti contro.

Le memorabili opere “puriste”, dalla casa di Ozenfant alla villa Savoye a Poissy (1929-31), l’impongono all’attenzione internazionale. È tra i leader ?dei CIAM e il volume “La ville radieuse” (1935), un serrato compendio della nuova urbanistica, è la base dei numerosi progetti urbanistici: ?dal Plan Voisin fino agli studi per Algeri e Rio.

Grandi edifici su pilotis intervallati da spazi verdi, tetti-giardini, separazione tra spazi pedonali e strade, finestre a nastro, pianta libera. Malgrado l’irrisione generalizzata dei suoi precetti e della sua filosofia della natura che convive con la città, nasce l’Unità d’abitazione di Marsiglia (1946-52) con 360 alloggi con spazi comuni: dalla strada-mercato al tetto-giardino.

Dopo aver formalizzato i suoi slogan provocatori e pubblicato l’abc del suo lemmario architettonico - i 5 punti - con ?“Le Modulor” (1948), Le Corbu ?è pronto, non a contraddirsi, ?ma a mostrare la straordinaria originalità del suo talento. La stupefacente cappella di Notre-Dame du Haut a Ronchamp (1950-55) - bellissimi i modelli e i disegni in mostra - è l’assolo di un genio che modella lo spazio come un’architettura continua che a sua volta convive con il paesaggio, la scultura e la pittura. Si scrisse che Le Corbu aveva tradito se stesso e fu un errore madornale: il maestro aveva portato a conclusione la “ricerca paziente” avviata negli anni Venti.

Chandigarh, nuova capitale del Punjab, con i suoi memorabili edifici conferma che nella piena maturità giunse a un linguaggio espressivo che va controcorrente rispetto ai principi del Movimento Moderno che egli stesso aveva contribuito a formalizzare e apre un nuova via. Finisce i suoi giorni in un “cabanon”, una piccola casa di legno sulla Costa Azzurra, che progettò con la stessa genialità con la quale aveva modellato la cappella ?di Ronchamp o il convento ?de la Tourette.

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