"This Changes Everything", tratto dal libro dell'autrice di NoLogo, attraversa varie zone della Terra in cui la sete di denaro ha finito per prosciugare le risorse naturali e le vite delle persone stabilite in quelle aree. Il regista: «Un progetto che trasuda tutta la passione che Naomi ed io abbiamo per il tema dell'ambientalismo»

"Il problema è di natura etica: questi signori vengono qui, si prendono tutto ciò che possono senza curarsi delle conseguenze e si lasciano alle spalle il deserto. Qui si può capire tutta la dimensione del problema ambientale. Guardando come la natura viene trattata insieme alla città e ai suoi abitanti, si arriva al cuore del problema: il capitalismo". Così un'abitante di Halkidiki, nella Grecia settentrionale, parla del progetto della canadese Eldorado di sfruttare il sottosuolo per estrarre l'oro, con un piano da 1 miliardo di euro, nello scioccante documentario This Changes Everything, tratto dall'omonimo best seller di Naomi Klein (uscito in Italia col titolo Una rivoluzione ci salverà), e appena presentato in anteprima mondiale al festival di Toronto.

Il progetto della miniera accolto positivamente dal precedente governo greco desideroso di rimpinguare le fallimentari casse dello Stato e fortemente contestato dalla comunità della zona, gentilmente invitata a farsi da parte, è stato bloccato di recente dal nuovo esecutivo, che ha contestato la correttezza degli studi di fattibilità. Eppure, anche se la cronaca ha superato i fatti raccontati nel film, questa pare una vittoria di Pirro, rispetto agli enormi problemi che presenta il film girato da Avi Lewis, marito e collaboratore di Naomi Klein.
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"Il libro ha come sottotitolo Capitalismo contro Clima", racconta in esclusiva all'Espresso Lewis "ma ho deciso esplicitamente di non includerlo nel titolo del film, perché volevo che il collegamento tra i problemi ambientali e il modello economico che spinge per lo sfruttamento della Terra emergesse per il pubblico come una sorta di rivelazione. Perché voi europei siete più abituati a parlare di certi temi nel cinema rispetto a quanto si fa qui da noi e il capitalismo è diventata la forza che dà forma alle nostre vite, è l'aria che respiriamo. Ciò che si può notare è che la classe politica ovunque sembra ancorata a vecchi modelli, come quello dei combustibili fossili, forse perché come avviene in America è finanziata dalle società che li producono o perché non riesce a immaginare una soluzione che superi una visione della politica come l'arte di ciò che è possibile. Nel frattempo la gente comune scende in piazza per chiedere un cambiamento di paradigma, come dimostra la nascita di movimenti quali Occupy, Syriza, Podemos o il Movimento 5 Stelle in Europa, che magari hanno vedute non sempre coincidenti, ma hanno in comune la voglia di mettere alle strette il sistema politico, di costringerlo ad agire. In questo senso per me e Naomi era molto importante mostrare l'esempio della Germania (che ormai produce circa il 30 per cento del proprio fabbisogno energetico con energie rinnovabili, ndr.) perché i risultati di oggi vengono dalle lotte del passato dei movimenti di attivisti contro il programma nucleare  prima e poi contro il carbone, e in favore dell'energia pulita. Che ha portato anche moltissimi posti di lavoro".

Il documentario attraversa varie zone della Terra in cui la sete di denaro ha finito per prosciugare le risorse naturali e le vite delle persone stabilite in quelle aree: dalle foreste dell'Alberta letteralmente stuprate per ricavare petrolio dalle sabbie bituminose alla Grecia in cui gli investimenti per estrarre l'oro vanno a braccetto con il bisogno della gente di uscire dalla crisi economica, dallo sfruttamento del carbone che rischia di distruggere le comunità di pescatori Indiani, alla Cina in cui l'inquinamento atmosferico è talmente asfissiante da avere sollevato proteste molto violente in tutte le grandi metropoli.

"Questo film è nato insieme al libro cinque anni fa", spiega il regista "ed è un progetto che trasuda tutta la passione che Naomi ed io abbiamo per il tema dell'ambientalismo. Per noi era importante mostrare la lotta delle persone e l'impegno che ciascuno di loro mette nel combattere le multinazionali estrattive, soprattutto per cercare di dare una risposta a tutti quelli che si chiedono: io cosa posso fare per cambiare le cose? La grande sfida è stata quella di coniugare una lucida analisi dei fatti con gli elementi della storia basata sui personaggi, su chi lotta tutti i giorni per un mondo migliore".

Nonostante abbiano da poco finito il film Naomi Klein e il marito non hanno certo intenzione di concedere pause al proprio attivismo: "Oggi lanceremo in Canada un manifesto politico chiamato Leap, che vuol dire balzo e include le proposte da abbracciare sia in materia ambientale che economica per costruire un futuro che non sia più basato sui combustibili fossili. Naturalmente riguarda il nostro Paese ma è facilmente applicabile anche agli altri. La speranza è che ciò avvenga al più presto".

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