Si è spento a Roma, a 87 anni. Saggista, regista radiofonico, narratore e grande conoscitore dei classici, aveva ridato alla Commedia una dimensione popolare, leggendola ad alta voce alla radio e nelle piazze e nelle chiese delle città italiane

Si è spento a Roma, a 87 anni, Vittorio Sermonti. Nel suo lungo, variegato e prolifico percorso di uomo di cultura è stato tante cose: docente di italiano e latino al liceo Tasso di Roma, insegnante di tecnica del verso all'Accademia di Arte Drammatica, narratore, poeta e lettore di poesia, regista per la radio e grande amante e studioso di Dante Alighieri e della sua Commedia, alla quale ha saputo dare nel corso della sua carriera una veste nuova, riscoprendone la dimensione orale attraverso letture in pubblico e alla radio.

Parlando all'Espresso del suo amore per il poeta aveva detto: "Dante è attuale oggi più che mai perché viveva in una società molto più simile alla nostra che a quella dei nostri nonni" e "usava una lingua popolare e si rivolgeva al popolo con la stessa spregiudicatezza e la stessa ironia che si ritrova nei giovani»: in quell'occasione, il nostro giornale aveva ricordato come dai tempi di Giovanni Boccaccio, sette secoli fa, nessuno avesse più provato a leggere in una chiesa fiorentina tutta la Divina Commedia.

Nel 2004, commentando la lettura dell'intero Purgatorio a Firenze con Angiola Codacci Pisanelli sul nostro giornale era tornato sull'attualità dei versi danteschi: "Quando Dante scriveva, erano passati solo trent'anni dal Concilio che stabiliva l'esistenza del Purgatorio, senza definirne gli spazi né il regime penitenziale. Né prima di Dante né dopo ne è stata data una rappresentazione così plastica". E sul realismo del Purgatorio aggiungeva che "in questi versi si respira una provvisorietà tipica della vita umana: Inferno e Paradiso sono eterni, le pene del Purgatorio invece avranno termine. Per questo le anime che Dante incontra sono ancora legate alla vita, hanno una nostalgia del corpo che è un modo splendido e terreno di declinare il dogma della resurrezione della carne, il dogma fondamentale del cristianesimo".

Nato a Roma nel 1929, sesto di sette fratelli, era figlio di un avvocato “di modestissime origini pisane” di una signora siciliana “di cospicua famiglia”, come lui stesso ricordava nella biografia pubblicare sul suo sito www.vittoriosermonti.it: da bambino incontrò a casa dei nonni materni Luigi Pirandello, Alberto Beneduce, Enrico Cuccia. Si laureò con Natalino Sapegno e Giovanni Macchia con una tesi su Lorenzo Da Ponte in Filologia Moderna, collaborò con L’Unità, Il Mattino, il Corriere della Sera, e fece parte del circolo di intellettuali che includeva Giorgio Bassani, Cesare Garboli, Antonio Delfini, Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise. Per la radio curò, tra il dopoguerra e il 1984, ben 120 regie, lavorando tra gli altri con Vittorio Gassman, Paolo Poli, Carmelo Bene, Sarah Ferrati e Valeria Moriconi.

Tra il 1987 e il 1992 registrò per Raitre l’intera Commedia introdotta da cento racconti critici sotto il titolo La Commedia di Dante, raccontata e letta da V.S; tra il 1995 e il 1997 ne replicò la lettura, ampliando le introduzioni, nella basilica di San Francesco a Ravenna, davanti a migliaia di persone di ogni età, ceto, grado di istruzione.

Ripropose la lettura in pubblico tra il 2000 e il 2002, aggiornando via via la parte critica, ai Mercati di Traiano e al Pantheon di Roma; dal 2003 al 2005 a Firenze (Cenacolo di Santa Croce) e a Milano (S. Maria delle Grazie); nel 2006 a Bologna (Santo Stefano). Leggendo singoli canti ha portato Dante anche in giro per il mondo: dalla Svizzera all'Argentina, dal Cile a Israele. Nell’autunno 2006, a Milano in Santa Maria delle Grazie e nell’autunno 2007 a, Roma, presso l'esedra del Marco Aurelio nei Musei Capitolini ha letto i XII libri dell’Eneide tradotti da lui. Fra l’autunno 2009 e la primavera 2010 ha registrato per intero, con la regia della moglie Ludovica Ripa di Meana, la versione definitiva dei cento commenti-racconto e delle cento letture della Commedia di Dante, dei dodici libri dell’Eneide e di 14 «racconti verdiani». Nel giugno 2012 ha registrato, con le stesse modalità, le Metamorfosi di Ovidio nella sua traduzione.

Tra i suoi scritti va ricordata l'ultima opera, il romanzo autobiografico Se avessero, entrato nel 2016 nella cinquina del Premio Strega. Tra i suoi romanzi La bambina Europa e Giorni travestiti da giorni, racconti (Il tempo fra cane e lupo), saggi. Alla passione per Dante ha dedicato in particolare tre volumi in forma di racconto critico (L'Inferno di Dante, Rizzoli 1988; Il Purgatorio di Dante, 1990; Il Paradiso di Dante, 1993). Tra i libri di versi da citare Ho bevuto e visto il ragno e saggi come Il vizio di leggere in cui ripercorreva le sue letture giovanili e le sue passioni letterarie. Appassionato di musica, ha scritto su Mozart, Lorenzo Da Ponte, Emanuel Schikaneder, August Strindberg.

E' stato membro d’onore della «Dante Alighieri» di Parigi e membro dell’Accademia Virgiliana di Mantova.

Come ha voluto scrivere in calce alla sua biografia “non gode di lauree ad honorem”.  

PER SAPERNE DI PIU'
"Mi scoccia un po' il morire, ma senza angoscia. La fine non esiste"  su Repubblica.it

Sul sito di Radio tre: Viaggio intorno a Dante con Vittorio Sermonti