Teatro

L'ex direttore artistico: "Macché elitario, sul nostro palco anche i Pooh"

di di Emanuele Coen   16 dicembre 2016

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Quattro anni alla direzione de La Città del Teatro di Càscina. Tra temi scomodi e show popolari. Finiti sotto la falce della giunta leghista, ora al potere nella ex fortezza del Pd. Colloquio con Donatella Diamanti

Per quattro anni ha diretto La Città del Teatro di Càscina, ospitando tra gli altri gli spettacoli di Emma Dante e Marco Paolini. E anche show più popolari: Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Antonello Venditti. Poi a giugno scorso, quando si è insediato il nuovo sindaco, la poltrona di Donatella Diamanti, drammaturga e scrittrice, ha cominciato a scricchiolare. Fino alla lettera spedita dal nuovo Cda della Fondazione Sipario Toscana, che le ha comunicato la fine del mandato il 18 novembre scorso, in anticipo di un anno e mezzo sulla scadenza del suo contratto. «Non intendo arrendermi. Non per me e per salvaguardare il mio posto - i direttori vanno e vengono ed è giusto così - ma per il futuro di un progetto che ha nel rispetto delle differenze, nell’inclusione e nella legalità i suoi valori fondanti».

Lei ritiene che i valori portati avanti dal teatro siano minacciati. Perché?
«Tra tutti gli spettacoli inizialmente previsti in cartellone, ?quello che da subito ha attirato l’attenzione della nuova amministrazione è stato “Human” di Lella Costa e Marco Baliani. Tratta il tema contemporaneo delle migrazioni con profondità e sapiente leggerezza, ma a chi mi ha chiesto di cancellarlo pareva importare poco. Poi si è insediato il nuovo consiglio di amministrazione e “Human” è entrato nel calderone dei costi eccessivi insieme a molti altri, quindi oggi risulta difficile dire che non sia in cartellone per i temi che tratta. Io penso di sì. Altra richiesta di taglio è stata quella ?di “Io femmina e tu?”. Anche in questo caso la ragione sta ?nel tema: gli stereotipi di genere. Lo spettacolo alla fine ?è sopravvissuto, ma ne è stata emendata la scheda, ?cassando la parola genere ovunque apparisse».

Il Comune sostiene anche che il cartellone da lei previsto era troppo costoso ed elitario, per un teatro con i conti in rosso.
«Da quando sono entrata in carica, a metà 2012, il bilancio della parte artistica è sempre stato sano e il numero degli spettatori ?è cresciuto costantemente, fino a decollare nel 2015, quando sono state raggiunte quasi 20mila presenze paganti, in sede, ?a cui si devono aggiungere gli oltre 53mila spettatori paganti coinvolti in tutta Italia con le attività della compagnia. Quanto ?alla presunta elitarietà delle mie scelte, negli ultimi anni il palcoscenico della sala grande, da 730 posti, ha avuto il piacere di ospitare artisti come Antonio Albanese, Lillo & Greg, Luca Zingaretti, Alessandro Benvenuti, showman come Giorgio Panariello, nonché allestimenti di cantanti come Fiorella Mannoia, i Pooh, Giusy Ferreri. Offerte validissime, che francamente trovo impossibile definire elitarie».

La Città del Teatro è anche centro di produzione. Cosa accadrà agli spettacoli ancora da mettere in scena?
«Le scelte su cui punta il nuovo cartellone paiono andare in direzioni ben lontane dalla voglia di sperimentare nuovi linguaggi. Inoltre qualcosa da cui poter trarre foschi auspici è già avvenuto: con la singolare motivazione che “le prove di solito durano 2-3 giorni”, in principio ci sono state negate le sale per le nostre produzioni previste, secondo il progetto ministeriale, per il 2016, senza per altro addurre motivazioni concrete. I ritardi accumulati sono stati tanti e tali che le produzioni, così come io le avevo ideate, sono saltate».