Tutto è pronto. Oggi alle 20.30, su Raiuno, il circo musicale di Sanremo spalancherà il portone della sua sessantaseiesima edizione, e in parallelo sul sito de "l'Espresso" il Bocca qui presente commenterà assieme a voi lo spettacolo dentro a una chat-live senza filtri e ipocrisie.
Ma c'è, come si dice in questi roboanti casi, ancora di più. Le mattine successive alle cinque serate, sempre sul sito de "l'Espresso", troverete la recensione scritta e in video dove il vostro critico di (s)fiducia analizzerà e ricostruirà i passaggi chiave dello show.
Nel frattempo, va scritto con la chiarezza massima: il sospetto che sorge mentre i riflettori sono ancora spenti e le ugole ancora a riposo, è che Carlo Conti sia un fuoriclasse della scaltrezza catodica. Soltanto lui, dallo sprofondo di un eterno mainstream, poteva infatti partorire la formula del Festival di decollo. Che è quella cinica e situazionista assieme di rinunciare a scegliere una direzione, un senso, una qualunque linea editoriale, ispirandosi invece alla realtà iperliquida dell’Italia contemporanea. Un Paese dove galleggia e affonda al tempo stesso tutto e il clamoroso contrario di tutto.
Proprio come accadrà, in attesa che a viale Mazzini esplodano le tanto attese nomine e cadano le tanto vacillanti teste, sul palcoscenico del teatro Ariston. Impossibile, per il teleutente divanato, non trovare almeno un angolo di show da apprezzare. Sul fronte della bellezza shock, applausi e occhi storditi saranno tutti per la predestinata Madalina Ghenea (momento topico di fama finora raggiunta, l’entrata naked in una piscina con regia al cinema di Paolo Sorrentino).
E questo è giusto l’inizio. Perché per quanto possa dispiacere alla tribù dei sofisticati, convinti sempre e per sempre che Sanremo rappresenti il peggio del peggio (magari, fosse almeno questo) all’Ariston pure l’intelligenza troverà un suo spazio. E sarà colpa di Virginia Raffaele: caso eccentrico di imitatrice che non si limita a riprodurre gli altri, ma sventra l’anima dei malcapitati sbeffeggiandola con classe in scena.
Dopodiché si dovrebbe, per definizione, parlare di cantanti e canzoni. E qui il non scegliere cronico di Carlo Conti diventa danza ipnotica, quasi una geometria variabile per compiacere generazioni e gusti assortiti. In quota tv-talent, non a caso, sarà circa la metà dei conclamati big: partendo da Lorenzo Fragola e Francesca Michielin (entrambi figli del video-fighettismo “X Factor”), per arrivare ad Annalisa e Valerio Scanu, cresciuti all’istituto professionale “Amici” di Maria Crudelia De Filippi.
Nulla di interessante, di eccitante, niente neppure di spiazzante: quindi più che perfetto per il normal-festival contiano. Che d’altro canto, avendo ben presente l’età media di chi segue la manifestazione da casa, non negherà il brivido di un microfono a Patty Pravo ed Enrico Ruggeri, lasciando invece ad Elio e le sue Storie Tese il solito sconsolante ruolo: quello, in tre minuti, di riscattare ore e ore di perplessità e sbadigli.
Così va la vita, e così andrà pure questo nonno festival.
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