139 prigionieri in mano ai militari tedeschi. Dall'altra parte le trattative con gli alleati per la loro liberazione. E' l'odissea vissuta da politici, ufficiali e persone colpevoli di aver combattuto il regime nazista. In onda su Sky History in occasione della Giornata della Liberazione un lungometraggio racconta la loro storia
Prima della sconfitta definitiva le
SS non vogliono deporre le armi: si arroccano sulle Alpi per ottenere una resa onorevole. Come moneta di scambio prendono in ostaggio 139 prigionieri.
E’ l’inizio del film
“Ostaggi delle SS sulle Alpi”, del regista svizzero
Crhistian Frey, in onda su
Sky History il
25 aprile, in occasione del Giorno della Liberazione e della fine dell’occupazione nazista in Italia.
Aprile 1945. I tedeschi sono stretti a ovest dalle truppe anglo-americane e a est da quelle sovietiche. La
Seconda Guerra Mondiale sta per terminare e il militari SS fuggiti dal lager nazista di Innsbruck, trasportano i prigionieri a
Villabassa, un paesino in provincia di Bolzano. Qui fanno vivere loro giorni di paura con una sola certezza: se la trattativa non andrà a buon fine,
saranno giustiziati.
Tra le decine di persone catturate in quei giorni ci sono uomini, donne e bambini, molti provenienti dai campi di concentramento, ma anche politici, ufficiali alleati e italiani, e alcuni membri dell’esercito tedesco che si sono opposti al regime nazista di
Aldolf Hitler.
[[ge:rep-locali:espresso:285197472]] Alcuni sono personaggi conosciuti come
Kurt von Schuschnigg, l'ex cancelliere austriaco,
Leon Blum, l’ex primo ministro francese e i familiari del colonnello Claus Schenk,
conte di Stauffenberg, autore del celebre attentato del 20 luglio 1944 alla tana del lupo, il covo polacco di Hitler.
Dietro l'operazione c'è il capo della polizia nazista
Ernst Kaltenbrunner. Da lui dipendono le vite degli ostaggi provenienti da 17 nazioni diverse. Con la fine del conflitto Kaltenbrunner fu accusato di crimini di guerra e contro l'umanità. Al
processo di Norimberga gli furono riconosciuti entrambi i capi di accusa: fu impiccato il 16 ottobre 1946.
I trenta giorni di prigionia nell'Alta Pusteria furono vissuti anche da alcuni italiani:
Sante Garibaldi, antifascista e nipote di Giuseppe, l’eroe dei due mondi,
Mario Badoglio, il figlio del generale protagonista della disfatta a Caporetto,
Tullio Tamburini e
Eugenio Apollonio, capo e vice-capo della Polizia nella Repubblica di Salò.
La loro odissea nelle montagne dell'Alto Adige finisce il 30 aprile 1945, ma il viaggio verso la libertà è ancora lungo. Passati in mano alla
Wehrmacht, la forza di difesa tedesca, i 139 vengono consegnati alle truppe americane, poi, divisi in due convogli e portati infine a Capri, da qui possono tornare a casa.