Nella nota mensile di maggio, diffusa dall'istituto di statistica, l'unico indice positivo restano i consumi interni: a sostenere l'aumento del Pil ancora una volta sono le famiglie. Piccoli segnali sul fronte dell'occupazione mentre gli ordinativi della manifattura in calo preoccupano le imprese

Le famiglie continuano a trainare la crescita - a rilento - del Pil in Italia. È questa l'unica notizia positiva contenuta nella nota mensile diffusa dall'Istat, in cui l'Istituto di statistica monitora lo stato di salute del Paese. Negli ultimi tre mesi - si legge nella nota - i consumi interni hanno continuato a viaggiare allo stesso ritmo del trimestre precedente, attestandosi a + 0,3 per cento.

Beni di consumo e generi di prima necessità restano, dunque, gli unici settori a sostegno di una crescita economica dall'andamento lento, soprattutto nel breve termine: un segnale positivo, ma poco incoraggiante, in una rilevazione in cui scarseggiano gli indicatori con il segno positivo. A maggio, infatti, anche le esportazioni sono scese di 0,2 punti percentuali. A dilatare i tempi della ripresa poi la performance delle imprese, che intravedono «segnali di debolezza» soprattutto nelle attese e negli ordini del settore manifatturiero.
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Sul fronte del lavoro ad aprile l'aumento degli occupati - spiega l'istituto - ha riguardato sia gli uomini (+0,3 per cento) che le donne (+0,1): 35 mila, in totale, i nuovi lavoratori, mentre resta stabile il numero di contratti a tempo determinato. Nello stesso mese, il tasso di disoccupazione ha ricominciato ad aumentare, arrivando all'11,7 per cento: un decimo in più rispetto a marzo scorso.

Ma a preoccupare l'Istat è la permamenza dell'Italia in deflazione: sintomo che l'economia del Paese è poco dinamica. In estate il tasso sarà «negativo o vicino allo zero, soprattutto in assenza di mutamenti sostanziali dello scenario internazionale». La ripresa potrebbe arrivare solo in autunno, ma solo se la domanda interna, di famiglie e imprese, spingerà verso l'alto i prezzi

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