In tutta Europa, i programmi tv non funzionano più come un tempo per far conoscere la letteratura e gli autori. Mentre è nato un vero e proprio circolo virtuoso tra serie tv e romanzi. Esempi? Da '13' a 'The Handmaid's Tale'. E nel prossimo futuro, c'è da scommetterci, la serie tratta da 'L'amica geniale'

Televisione e libri: un binomio che in alcuni casi ha funzionato negli anni d’oro del medium e fino ai primi anni Duemila, ma che ora non funziona più. Nei grandi paesi europei, quei mercati maturi del libro in cui si legge più che da noi, non va diversamente dall’Italia. Trasmissioni gloriose che facevano milioni di spettatori hanno chiuso per sempre. Resistono altre, più di nicchia; si va in cerca di formule più pop; ci si aggrappa agli spazi culturali nei talk show della sera. Ma se si vuole capire cosa fa vendere i libri e crea un best seller, per il prossimo futuro è meglio guardare altrove.

«In Spagna», ci dice Ella Sher, dell’omonima agenzia letteraria di Barcellona che ha in portfolio importanti autori di lingua spagnola, «l’unico programma culturale seguito dal pubblico è “Página Dos”, sulla tv nazionale La 2». Condotto da Óscar López, dura mezz’ora e va in onda il martedì alle 21.20: presenta le ultime novità editoriali, si occupa dei grandi premi letterari come il Cervantes, intervista scrittori sia spagnoli che stranieri. La rubrica più leggera, inimmaginabile fino qualche anno fa, ?è “Las recetas literarias”, che propone una ricetta legata a un libro famoso (tra gli ultimi piatti, un mattoncino di verdure ispirato al refettorio dei monaci de “Il nome della Rosa” di Umberto Eco) con la gastronomia a far da pretesto per ripercorrere biografia dell’autore e punti forti dell’opera.
Cultura
Libri in tv, piantiamola con i vecchi schemi e troviamo un'idea
13/6/2017

In Germania il dibattito letterario, anche in televisione, resta legato a una figura mitica, quella dell’intellettuale Marcel Reich-Ranicki, e al suo programma “Das Literarische Quartett”, in onda dal 1988 al 2001 e ancora in edizioni speciali tra il 2005 e il 2006. Secondo Daniel Bartos, alle spalle una carriera tra le quinte della tv tedesca, «soltanto lui è stato capace di portare milioni di persone a leggere e dibattere appassionatamente di libri; per anni dopo il suo ritiro la ZDF ha rinunciato a riproporre il programma senza la sua guida». Rilanciata nel 2015 con un’altra conduzione (Reich-Ranicki è scomparso nel 2013) la nuova edizione ha mostrato che era la personalità del critico, per anni caporedattore delle pagine culturali del Frankfurter Allgemeine Zeitung, a imprimere allo show il suo carattere. Così anche le altre trasmissioni tv che si occupano di libri per gli spettatori di lingua tedesca, da “Druckfrisch” sulla tedesca ADR a “Literaturclub,” prodotto dalla svizzera SRF, restano in qualche modo debitrici e orfane al tempo stesso di questa figura così significativa, nonché incapaci di raggiungere i grandi numeri degli anni Ottanta e Novanta.

In Francia, dove sono ormai sbiadita memoria i fasti di “Apostrophes” in cui Bernard Pivot, su Antenne 2, portava in studio Vladimir Nabokov e spingeva Giscard d’Estaing a svelare la passione per Maupassant, si sono aperti negli anni altri spazi, ma non con la stessa capacità attrattiva. «Tutti gli addetti ai lavori e chi davvero ama la lettura», ci racconta Alexandra Buchman del grande gruppo editoriale Place des editeurs, «guardano “La Grande Librarie”, con François Busnel su France 5, ma di certo non muove il mercato. Invece se uno scrittore va ospite a “On n’est pas couché”, in onda la sera tardi su France 2, l’editore è soddisfatto perché la presenza in studio fa crescere le vendite in libreria». Da tenere d’occhio, infine, perché è un format più innovativo, “21 cm”, condotto da Augustin Trapenard una volta al mese su Canal +.

Caso a parte la Gran Bretagna, che anche prima della Brexit ha sempre fatto storia a sé, essendo legata a doppio filo con gli Stati Uniti dal punto di vista culturale, linguistico ed editoriale. Rebecca Servadio, alla guida dell’agenzia London Literary Scouting, ci descrive un panorama frammentato e in mutamento: «L’epoca degli show tv dedicati ai libri è finita. Resiste qualche programma alla radio, ma si rivolge ai lettori forti e non serve ad allargare il bacino di chi legge e acquista saggi o fiction. I canali sono altri. Tra i book club, l’unico che ha ancora una presa sul pubblico è Richard & Judy, ma ovviamente è rivolto alle generazioni più anziane. A indirizzare il mercato sono i grandi premi letterari, che hanno un peso crescente nelle scelte dei lettori adulti e, per le fasce più giovani della popolazione, i blogger e i vlogger. È uno scenario in evoluzione, fatto soprattutto di autopromozione dei propri libri, dai romanzi alle graphic novel al lifestyle, ma se si innamorano di un titolo sono loro a farlo circolare».

Il fenomeno più interessante tuttavia sembra essere un effetto collaterale della febbre da serial che ha contagiato tutti. La serie cult di Netflix “13” nasce dall’omonimo bestseller per young adult scritto da Jay Asher, e fa tuttora lievitare le vendite del libro. Mentre la serie “The Handmaid’s Tale” ha rimesso sotto i riflettori quel gioiello distopico che è “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, un libro del 1985. In Gran Bretagna ha scalato le classifiche non appena le puntate sono andate in onda. È facile ipotizzare che accadrà lo stesso quando sarà trasmessa “L’amica geniale”, il progetto Rai-Hbo tratto dalla quadrilogia di Elena Ferrante. Le vie del libro sono infinite ma a quanto pare non passano più per la tv generalista.