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L’enfant terrible della moda colpisce ancora. Con i suoi costumi sgargianti, gli amici di sempre e le muse ispiratrici - Madonna, Pedro Almodóvar, Régine Chopinot, solo per citarne alcuni - la sensualità giocosa e dirompente, una strepitosa colonna sonora e il repertorio di una vita: corsetti, reggiseni conici, strass, lustrini, le leggendarie marinière bianche e blu e i tutù di banane, le ali di piume di struzzo e gli orsacchiotti di peluche trasformati in icone sexy.
Esplosivo, ironico, eccentrico, eccessivo, provocatorio, a tratti struggente, mai nostalgico: difficile trovare l’aggettivo giusto per il Fashion Freak Show, spettacolo dai contorni indefiniti tra un musical, un party sfavillante e una sfilata di moda. Il manifesto autobiografico e estetico di Jean-Paul Gaultier, oggi 67enne, che riassume così la sua carriera creativa. Una immersione totale nel suo universo e nella cultura pop dell’ultimo mezzo secolo.
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Lo show, di cui il grande stilista è autore e regista, sbarcherà al Festival dei Due Mondi di Spoleto (cinque date al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti dal 4 al 7 luglio) dritto dal Folies Bergère, lo storico teatro di varietà parigino simbolo della Belle Époque, che di recente ha festeggiato il 150esimo compleanno. Qui doveva restare in scena solo tre mesi, da ottobre a dicembre scorsi, ma a forza di repliche i mesi sono diventati otto e gli spettatori 250 mila.
Una folla oceanica per JPG, così chiamano il grande designer di moda i francesi, che adorano gli acronimi, e per la sua allegra banda di “freak” stravaganti e anticonvenzionali, una ventina tra attori, ballerini e circensi tutti sul palco per recitare, ballare sulle coreografie di Marion Motin, intrattenere e far riflettere il pubblico, più eterogeneo di quanto ci si aspetterebbe. Nella platea e nella galleria del teatro parigino, infatti, ogni sera siedono spettatori di generazioni diverse e ogni estrazione sociale, per celebrare una icona popolare e ammirare i protagonisti del suo spettacolo.
La bellezza atipica di Anna Cleveland, top model statunitense figlia di Pat, nota mannequin degli anni ’70, l’esuberanza dell’attrice Anouk Viale, il fascino misterioso della cantante Demi Mondaine, la fisicità prorompente del danzatore cubano Lazaro Cuervo Costa nei panni di Josephin, alter ego maschile di Joséphine Baker, la grande ballerina e cantante francoamericana, prima star nera a lottare per i diritti del suo popolo.
«Questo spettacolo è la storia della mia vita, delle cose che ho vissuto, visto e rivendicato. E anche di quelle che non ho mai raccontato. È una grande festa piena di gioia e allegria, spero davvero che il pubblico italiano apprezzerà il mio show, così come io mi sono divertito a inventarlo», aggiunge lo stilista-regista. Un amore forte e duraturo lega Gaultier al nostro Paese, rafforzato da tante collaborazioni con artigiani e professionisti per le collezioni di prêt-à-porter. Per il momento, le uniche date certe nella Penisola sono a Spoleto, ma è sempre più probabile un tour italiano il prossimo anno. «L’Italia mi ha sempre incoraggiato e sostenuto fin dall’inizio, negli anni Settanta: dopo la mia prima sfilata, l’intervento di alcuni investitori italiani e giapponesi mi ha consentito di sviluppare la maison», sottolinea.
È un viaggio nel tempo il Fashion Freak Show, che come una favola a lieto fine comincia in un palazzone di periferia ad Arcueil, banlieue di Parigi. Gaultier nasce il 24 aprile 1952, figlio unico, madre cassiera e padre contabile. Trascorre intere giornate con la nonna, che crede in lui, lo incoraggia, gli schiude il guardaroba, dove il futuro stilista scova il corsetto che diventerà la sua bandiera. Da bambino a scuola è distratto, trascorre intere giornate a disegnare, la maestra (interpretata lo scorso marzo dall’attrice spagnola Rossy de Palma, musa di Almodóvar) lo mette in punizione, i compagni di classe lo snobbano, lo trattano come una ragazza mancata. Finché un giorno diventa popolare proprio grazie a un disegno: all’improvviso tutti ne vogliono uno, lo cercano, viene riabilitato.
Nel 1970 spedisce i suoi schizzi a Pierre Cardin, stilista già all’apice della carriera, che aspetta il giorno del suo diciottesimo compleanno per assumerlo. Altre esperienze lo porteranno a fondare la propria maison a soli 24 anni ma, dopo il flop della prima collezione, il designer di moda è pronto a mollare. Dovrà aspettare gli anni Ottanta per decollare con le sue creazioni più famose: il kilt da uomo, i reggiseni conici e l’oggetto feticcio, la marinière.
Più tardi l’approdo all’alta moda e l’incontro con le popstar Sheila e soprattutto Madonna, che gli affida la creazione degli abiti per il Blond Ambition Tour, tra cui il celebre bustino con reggiseno a cono, le collaborazioni con i registi Peter Greenaway e Pedro Almodóvar. Ripercorrere la propria esistenza, per Gaultier, non significa (solo) autocelebrarsi ma offrire agli spettatori spunti di riflessione sul passato e sul presente, indagare eccessi e punti di forza di ogni tempo. «Ho deciso di affrontare nuovi temi: la chirurgia estetica e le sue creature, la fiera delle vanità dei social network, temi che mi ispirano nella creazione di nuovi capi. Gli abiti possono raccontare un sacco di cose, la nostra epoca, il rapporto con la femminilità e la mascolinità, le ambiguità, le sessualità, le differenze, le frontiere. Una cosa è certa: voglio mostrare la differenza: la bellezza è dappertutto, dipende da come la si guarda. In fondo siamo tutti un po’ freak, no? Ho voluto trasmettere questa energia trasgressiva sulla scena e nel titolo», aggiunge lo stilista-regista.
A giudicare dal risultato, oggi la parola trasgressione ha ancora un senso. Gaultier ha sempre apprezzato i tipi strani, i provocatori, gli incontri inattesi, i ragazzi di strada. E adesso li porta in scena, celebrandoli in maniera scherzosa e strizzando l’occhio, per sua ammissione, al film “Freaks” di Tod Browning (1932), ambientato nel mondo del circo con i suoi nani e ballerine, e al Rocky Horror Show che scoprì a Londra negli anni Settanta. «Il mio spettacolo mescola danza, moda, canto e video, riunisce artisti eclettici e tanti amici che hanno risposto all’invito: mi aiutano a raccontare questa storia con tante piccole sorprese», prosegue.
Uno spettacolo di due ore che si apre con un monologo dell’attrice Anouk Viale travestita da orso in omaggio all’orsacchiotto Nana, prima musa di JPG. «Sono io il primo orso della storia. Che pensate, che lui abbia creato il reggiseno conico per Madonna? Prima lo ha creato per me...», esordisce l’attrice, in attesa che entrino in scena ballerine e ballerini vestiti da orsacchiotti e la sosia barbuta di Conchita Wurst. Un inizio trascinante sulle note di “Le Freak” di Nile Rodgers, fondatore e chitarrista degli Chic nonché amico di Gaultier da più di trent’anni, che firma la colonna sonora, un caleidoscopio di suoni dai Bronski Beat a Stromae. «Ho scelto brani che mi hanno segnato o ispirato nel corso della vita. Artisti come David Bowie e James Brown, qualche canzone di Madonna o di Catherine Ringer, la musica che girava al Palace negli anni Ottanta», prosegue lo stilista. Il Palace, il leggendario nightclub parigino in rue du Faubourg-Montmartre, così come altri luoghi e persone evocati nello show servono a ricostruire un’epoca e la vita del protagonista.
Fra tutti Francis Menuge, il compagno di Gaultier morto di Aids nel 1990 dopo una relazione lunga quindici anni. All’epoca un tabù, una vicenda privata molto dolorosa di cui lo stilista ha sempre parlato poco, che rispecchia una tragedia collettiva. Ancora una volta, attraverso il Fashion Freak Show, Gaultier lancia un messaggio, stavolta rivolto ai giovani: non abbassate la guardia, la prevenzione è importante oggi come ieri.