“Io e te”, il nuovo programma pomeridiano di Rai Uno, è desolante come una giornata afosa senza aria condizionata
Pierluigi Diaco guarda dritto in camera e con modi compiti e buon italiano abbraccia il suo pubblico con un discorso semplice e chiaro: «Come formichine entreremo nelle case col rispetto che dobbiamo alle persone sole che non potranno permettersi le vacanze. Vi terremo compagnia onorando lo spirito di servizio che lega il servizio pubblico della Rai a voi». Poi dedica la puntata di “Io e te” alle vedove. Giusto per dare quel tocco di leggerezza e rendere chiaro a quella nicchia di italiani che non può fuggire verso mete amene che, come diceva Freak Antoni, la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. A quel punto una signora elegante entra in studio e con grazia racconta la sua storia, nonostante al suo fianco sul divano bianco sia accomodata una gigantografia del marito morto.
Pierluigi, detto Pigi si commuove e con voce rotta dal pianto, mentre le lacrime scorrono, le chiede se ha conservato i suoi vestiti nell’armadio, se non soffre in quel letto vuoto e cosa sente quando pensa che lui è volato in cielo. Verrebbe da dire Amen se non fossero le due del pomeriggio ma su Rai Uno l’aria fresca ha ormai questo tenore.
Giornalista, conduttore radiofonico ed ex enfant prodige, Diaco si ricorda per una memorabile “Isola dei famosi” in cui non superò la prova intelligenza. Ora è tornato ad allietare il pubblico dopo un recente passato da opinionista saltellante. Di salotto in salotto, ha elargito pareri sul reality di Lory Del Santo dopo la morte del figlio, ha bacchettato Barbara D’Urso per aver sbandierato questioni private dei suoi ospiti solo per amor di share e ha puntato il ditino qua e là per far capire da che parte stava. Poi però ha lasciato il tema in bianco e sul suo schieramento ancora oggi si interrogano in molti.
Scelto dalla direttora Teresa De Santis per sviluppare un programma «con pochi soldi, tante idee e musica», ha deciso di imbracciare la chitarra per soddisfare almeno una richiesta. E confidando in Dio, che invoca ogni piè sospinto, strimpella appena possibile, con gli occhi chiusi e il capo a ritmo. Tra un’intervista a Bruno Vespa sulla fede e una ad Al Bano sulla preghiera preferita, Pierluigi fa in tempo a infilare quel certo non so che che lo rende il Diaco di sempre, quello che ricorda Zeffirelli come vittima perché «militò non nell’ortodossia prevalente in Italia», o quello che sottolinea come «nel 1969 nel clima politico di ribellione cantare l’amore era molto difficile».
Così tra segni zodiacali e la posta del cuore di Sandra Milo (su cui è vietato proferire parola per rispetto), passano più o meno 150 minuti. Ma si sa che il tempo vola quando ci si diverte.