Amico del grande intellettuale e di Garcia Marquez, ha attraversato la vita con la grande letteratura del ‘900. Da "figlio dei libri", ricorda l’editrice della Nave di Teseo

Parigi sarà un po’ meno Parigi senza Jean-Claude Fasquelle, scomparso all’età di novant’anni, la mattina del 14 marzo 2021. Non c’era viaggio nella capitale francese, di lavoro o di piacere, senza una cena a casa di Jean-Claude e Nikla Jaeger Fasquelle, nascosta in un andito del Quindicesimo Arrondissement, in Square Vergennes. Ci accoglievano nel salone cosparso di libri: Nicki, spesso, anche scalza, vociante, con un calore diretto, mediterraneo; e Jean-Claude austero, gigante nella figura, eppure dolcissimo. A quelle cene si potevano trovare scrittori pubblicati in anni di gloriosa attività editoriale, diventati amici, o amici tout court: Amin Maalouf, Virginie Despentes, l’editore Bernard De Fallois (uno degli artefici dei Livre de Poche, dei tascabili francesi) e il suo giovane pupillo e prodigio Joël Dicker, Olivier Nora, che prosegue il suo lavoro da Grasset, Inge e Carlo Feltrinelli, Bernard-Henri Lévy, Jean Jacques Annaud, Marisa Bruni Tedeschi, con le sue figlie. E Umberto Eco, ovviamente.


Perché Jean-Claude era un editore di altri tempi. Non solo fiutava la grande letteratura e le grandi platee di lettori, ma intrecciava vita e editoria, alimentandone reciprocamente i piaceri, senza troppe distinzioni: sapeva che una cena ben fatta, talvolta sfolgorante, poteva essere più efficace di involute strategie aziendali. Jean-Claude dava del tu al potere, forte del suo proprio potere culturale; frequentava con impareggiabile ironia anche il mondo dello spettacolo e del cinema (riuscì ad avere i diritti mondiali della autobiografia di Brigitte Bardot); era prodigioso nel presentare i suoi autori ai più importanti premi letterari francesi, e non raramente li portava alla vittoria.

 

Gabriel Garcia Marquez


Ma la cifra di Jean-Claude - in evidente e felice contrasto con sua moglie Nicki - era il silenzio. Un silenzio profondo, interrotto da pochissime e pesate parole, che avevano un senso definitivo, provenienti da una minima apertura di labbra. In ogni suo gesto si sentiva una lunga storia. La Storia.


Jean-Claude era figlio dei libri. Suo nonno Eugène Fasquelle (1863-1952) divenne segretario della libreria Charpentier, diretta da Georges Charpentier, che editava, tra gli altri, Flaubert, Zola, Maupassant. Dentro la maison Charpentier, Eugène Fasquelle crebbe rapidamente: divenne socio di George Charpentier e, alla sua morte, gli subentrò, aggiungendo il suo nome, Fasquelle, accanto a quello della mitica libreria. Della Charpentier, Eugène conserva e valorizza il ragguardevole catalogo di autori e il colore giallo delle edizioni (ancora vivo nei libri Grasset). È possibile ritrovare i libri Charpentier & Fasquelle in alcuni quadri dei primi del novecento, ad esempio in un dipinto di Vittorio Corcos, “In lettura sul mare”, del 1910 circa. Per la copertina del primo libro di Mario Andreose avevamo scelto questo quadro e Jean- Claude ci chiamò con un entusiasmo bambino, perché aveva riconosciuto il giallo della Charpentier & Fasquelle.

 

Umberto Eco


Dopo l’interludio di suo padre Charles, figlio di Eugène Fasquelle, nel 1954 Jean-Claude iniziò la sua avventura, portando il nome Fasquelle sul palcoscenico della grande editoria internazionale. Con Bernard Privat, nipote di Bernard Grasset, fondatore della omonima casa editrice, portò a termine la fusione che diede vita alla Grasset & Fasquelle, di cui Jean-Claude divenne la guida indiscussa per oltre quaranta anni. Innumerevoli i successi indovinati da Jean-Claude, che spaziano dalla letteratura francese ai grandi bestseller americani, passando attraverso collane di saggistica raffinatissime. Basti citare “Cent’anni di solitudine”, di Gabriel Garcia Marquez. E nel 1980, rifiutato dal Seuil, che pure pubblicava l’Eco saggista, Jean-Claude acquisisce, con una zampata predatoria, “Il nome della rosa”, iniziando un rapporto d’amicizia unico e invincibile con Umberto Eco e con Mario Andreose, prima, e poi con me, e infine con Anna Maria Lorusso, Eugenio Lio e gli amici della Nave di Teseo. Un’amicizia fatta di silenzi e gesti pieni di senso, che si rinverdiva in quelle cene a Square Vergennes, dove si mangiava il miglior Foie Gras di Parigi, e si beveva il miglior rosso di Borgogna (a detta di intenditori, vista la mia astemia).


Perché Jean-Claude amava la vita e raramente se ne vietava i piaceri.


Sposò in prime nozze Solange Marie Andrée de La Rochefoucauld, scrittrice, discendente di una delle più antiche casate francesi, che può vantare tra i suoi membri l’autore delle celebri Massime. Nicki Jaeger aveva invece ascendenze italiane, triestine, legata anche alla invenzione del totocalcio, ma questa è un’altra storia.


È importante la vena triestina di Nicki: le sue letture, direttamente dall’italiano, furono determinanti per l’acquisizione, per Grasset, di nomi importanti della letteratura nostrana: Umberto Eco, ma anche Niccolò Ammanniti, Sandro Veronesi, Andrea de Carlo.


Come ogni epica, Jean-Claude aveva attraversato grandi dolori: la morte di sua figlia Arianne, colta direttrice letteraria di Grasset per molti anni, e, infine, la morte della sua amata Nicki, lo scorso aprile, a causa del Covid-19, da cui lui, pur contagiato, era guarito.


Jean-Claude aveva lasciato le Editions Grasset & Fasquelle, ma non aveva mai abbandonato l’editoria, perché nessun editore può davvero abbandonare l’editoria. Spesso tra noi ci diciamo, e dicevamo a Jean Claude, di avere fondato La nave di Teseo per evitare il rischio della pensione.


Ricordo con commozione quando al Café de Flore, nell’ottobre del 2015, Eugenio Lio e io gli parlammo di quella che sarebbe stata la Nave di Teseo, del progetto di Umberto Eco: lui e Nicki si dichiararono pronti a partire, immediatamente, senza remore, chiudendo l’incontro con un grande, paterno abbraccio. E io mi persi nelle ampie, rassicuranti volute del suo corpo.


Una notte Jean-Claude chiamò Umberto, che gli aveva fatto sapere che voleva il nome Alamo per la nuova casa editrice. Jean-Claude con i suoi modi gentili e sbrigativi gli suggerì di cambiare idea, perché ad Alamo erano tutti morti. Umberto lo seguì, e nacque La nave di Teseo.


Era orgoglioso della sua Nave, di questa sua ultima avventura nel mare aperto dei libri. Ne seguiva con rigore e severità, da Parigi, successi e insuccessi: e quando qualcuno di noi si voltava indietro, nostalgico di qualcosa e qualcuno lasciati nella precedente vita alla Bompiani, Jean-Claude, dall’alto dei suoi novanta anni, ci invitava a guardare, pieni di desiderio e voluttà, al futuro. Perché si è editori con desiderio e voluttà.


Jean-Claude Fasquelle, ne sono certa, tra i dolori che ha vissuto, ha condotto la vita che ha voluto. È stato l’eroe di un grande romanzo francese. E se avesse potuto leggere il manoscritto della sua vita, sono certa che lo avrebbe pubblicato e gli sarebbe piaciuto rileggersi.


Di questo romanzo, che è stata la vita di Jean-Claude, sono stata (e La nave di Teseo anche) una piccola parte, e gliene sarò grata per sempre.


Ciao Jean-Claude. Hai aggiunto vita e piacere alle nostre vite. Che è tanto, tantissimo. E ora Parigi sarà un po’ meno Parigi, senza di te.

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