Ogni tanto al cinema si incontrano ancora personaggi che vale la pena scoprire. Gente con cui abbiamo voglia di passare del tempo facendoci un sacco di domande su di loro, dunque su di noi (al cinema non si andava anche per questo?). Ieri conditio sine qua non, questa funzione oggi sembra attiva soprattutto nelle serie tv, come se in sala contasse altro. Errore fatale ma per fortuna non sistematico.
Tra i personaggi più divertenti (cioè profondi) scoperti di recente c’è un’esuberante maestra elementare di nome Antoinette che pare non fermarsi davanti a nulla (Laure Calamy, la Noémie di “Chiami il mio agente”). Se si deve cambiare per la recita di fine anno lo fa davanti ai bambini, facendogli chiudere gli occhi come per fare la conta. Se i bambini devono cantare, canteranno una canzone sugli amori extraconiugali, messaggio sfacciato lanciato al suo amante, collega sposato e padre di una sua allieva. Se poi il collega-amante alla vigilia delle vacanze parte a sorpresa con la famiglia, che problema c’è? Antoinette, sempre esagerata ma sempre con grazia, prenota lo stesso tour: un giro delle Cévennes con asino ispirato a un avventuroso viaggio sentimentale, celebre in Francia, di R. L. Stevenson.
Qui ci fermiamo perché la strana coppia formata da Antoinette e Patrick, che sarebbe l’asino, i suoi folli dialoghi-monologhi col medesimo, la sua follia e la sua simpatia, la sua spavalderia e le sue fragilità, non tollerano descrizioni, vanno goduti in tempo reale.
Ma la cosa davvero notevole è che fra un’apparizione di Marie Rivière, l’eroina del “Raggio verde” di Rohmer, e i tanti incontri a volte fiabeschi che costellano il pazzo viaggio di Antoinette, questo film istoriato di storie secondarie incastonate dentro a quella principale, gran successo in Francia, non smette di interrogarsi proprio su questo, sul racconto. Come ci raccontiamo la nostra vita? Cosa raccontiamo di noi, a volte senza volere? E cosa raccontano gli altri, di noi? Domande eterne che Caroline Vignal svolge senza sociologismi o riduzionismi.
Se Antoinette ci incanta è perché è una figura complessa, non la portavoce di qualche formula. Se invece stenterete a trovarla in sala è perché in Italia, malgrado tante belle parole, i bei film (e le piccole distribuzioni) faticano davvero ad avere spazio. Ma questo è un altro discorso, molto più triste.
“Io, lui, lei e l’asino” (Antoinette dans les Cévennes)
Di Caroline Vignal
Francia, ‘93, anche su Ciekit