Intellettuali
Houellebecq, Onfray, Zemmour: dalla nuova “rive droite” i sovranisti chic soffiano sul fuoco
Da sinistra alla reazione. E dalle élite al populismo. È il percorso che unisce in Francia un gruppo di intellettuali à la page. Vittimisti, vanesi e retorici, nemici dell’Europa e dell’Islam, irrompono nella campagna per le presidenziali del 2022. E vogliono sconfinare
«Alcuni intellettuali francesi, in particolare Alain Finkielkraut e Michel Onfray, hanno abbandonato il campo delle élite per avvicinarsi al campo del popolo. Immediatamente sono stati osteggiati da tutti i media, si sono uniti al campo dei populisti abietti, dove c’era già Éric Zemmour e dove io andavo a fare un giro di tanto in tanto». In questa dichiarazione di Michel Houellebecq, durante una conferenza a Buenos Aires nel 2017, si ritrovano i termini del mutato paesaggio intellettuale e politico francese di oggi, nell’anno chiave che porta alle elezioni presidenziali del 2022.
Avanzano in Francia, fanno proseliti in Europa, anche in Italia. Hanno un nemico comune: le élite progressiste, gli apostoli del progressismo e della “religione dei diritti umani” che disprezzano e ostacolano il campo formato dal popolo e dagli “spiriti liberi” che parteggiano per il popolo. Predicano la provocazione, l’amore per il politicamente scorretto e soprattutto il culto del proprio status di vittime di élite e media: Eric Zemmour, Alain Finkielkraut, Michel Onfray e Michel Houellebecq sorridono alla politica populista. Mentre Zemmour è sempre stato di estrema destra, la conversione degli altri tre è piuttosto recente.
Houellebecq comunica solo con i suoi libri. Profeta moderno per alcuni, islamofobo e misogino per altri, lo scrittore oggi è diventato l’idolo della destra sfrenata e infastidisce l’intellighenzia di sinistra. Nel 2019 il presidente gli ha conferito la Legione d’Onore: «Visceralmente antieuropeo», ha concesso Emmanuel Macron, è impossibile non riconoscere a questo scrittore «romantico perso in un mondo diventato materialista» il merito di aver «reinventato il romanzo francese». Il suo ultimo libro è una raccolta di testi dal titolo “Interventions 2020” edito da Flammarion. Vi spicca l’articolo “Donald Trump è un buon presidente”, pubblicato da Harper’s Magazine nel 2019. Houellebecq sosteneva la diplomazia non convenzionale dell’ex presidente americano, il suo atteggiamento conciliante verso il presidente russo Vladimir Putin, la sua sfiducia nel libero scambio e nella costruzione europea. Allo stesso modo, elogia la libertà di pensiero di Eric Zemmour, definito il «più interessante avatar contemporaneo» dei «cattolici non cristiani» che ammirano la Chiesa senza credere in Dio.
Il “libero pensatore” Eric Zemmour è un giornalista politico vicino a Marion Maréchal. Ex deputata, la nipote di Marine Le Pen si è ufficialmente ritirata dalla vita politica: ora si occupa a tempo pieno della scuola di scienze politiche fondata a Lione, dove ama intervenire Zemmour, che ha anche presenziato all’apertura della “convention della destra” da lei organizzata a Parigi nel 2019. In questa occasione, la sua retorica violenta contro l’Islam e l’immigrazione gli è valsa una condanna e una multa di 10.000 euro per insulto e incitamento all’odio. Sanzioni che hanno avuto l’effetto di aumentare la sua popolarità. Il giornalista si è fatto conoscere come ospite fisso del programma “Face à l’info” in onda in access prime time sul canale d’informazione CNews, passato nelle mani del gruppo Bolloré, proprietario di numerose aziende di media e pubblicità. Zemmour potrebbe essere interessato alle elezioni presidenziali del 2022, anche se non ci sono conferme ufficiali da parte sua. Il suo editore Albin Michel ha cessato il contratto con lui in vista delle elezioni. «Abbiamo avuto uno scambio molto franco con Zemmour che aveva confermato la sua intenzione di partecipare alle elezioni presidenziali e di fare del suo prossimo libro un elemento chiave della sua candidatura», ha spiegato Gilles Haéri, capo di Albin Michel.
Tra gli intellettuali francesi citati da Houellebecq, c’è Michel Onfray, uno dei filosofi francesi contemporanei più prolifici. Autore di più di cento opere, ha appena pubblicato in Francia “La nave dei folli”, nel quale condanna il delirio dell’Occidente, e “L’arte di essere francese”, in cui denuncia l’inevitabile apocalisse del mondo contemporaneo. «La civiltà sta crollando, i valori vengono rovesciati, la cultura si sta riducendo come una pietra, i libri contano meno degli schermi, le scuole non insegnano più a pensare ma a obbedire al politicamente corretto, e la famiglia esplosa, scomposta e ricomposta è spesso formata da persone egocentriche e narcisiste», tuona la quarta di copertina.
Il filosofo lamenta di essere stato marcato a fuoco dai responsabili di questa catastrofe culturale, ovvero le élite europeiste e la «fasciosfera di sinistra» che, lui dice, lo spacciano per «un fascista, un antisemita, un islamofobo, un reazionario». Eppure questo non gli impedisce di continuare ad occupare ampiamente le vetrine delle librerie e gli studi televisivi, dove si destreggia tra una feroce invettiva e l’altra, e le espressioni provocatorie sono la sua principale modalità di esistenza. Per il filosofo le elezioni americane sono state un fallimento, come racconta all’Espresso: «La vittoria di Biden è quella di un uomo più malleabile di Trump: quest’uomo impulsivo e brutale, irascibile e aggressivo, volgare e maleducato, sembrava impossibile da pilotare! Biden è un uomo vecchio, stanco, una vecchia volpe della politica, in secondo piano da quarant’anni, messo in primo piano grazie all’aiuto del suo romanzo di famiglia ben sfruttato. È l’uomo del politicamente corretto, il cliente ideale dei Gafam, mentre l’account di Trump è sospeso dagli stessi capi dei Gafam», dove Gafam è l’acronimo che indica le cinque maggiori multinazionali dell’intelliggenza artificiale: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft.
Sul futuro dell’ex presidente americano, Onfray ha una visione chiara: «Trump potrebbe trasformare questo fallimento elettorale in una vittoria politica nazionale. Assumerebbe quindi la guida di un movimento più ampio rispetto alla limitata presidenza degli Stati Uniti». In Europa, invece, il vero nemico è l’Unione Europea, «un club di banchieri che per un quarto di secolo hanno nascosto i loro interessi dietro la propaganda ideologica; per loro l’Europa sarebbe la fine della disoccupazione, la piena occupazione, il senso della Storia, l’amicizia tra i popoli, la fine di tutte le guerre, la fine del razzismo». Per Onfray invece queste conquiste sono fandonie: «Dopo un quarto di secolo questa politica ha generato esattamente il contrario!».
Per divulgare queste idee, che lui definisce di tipo «socialista proudhiano», ha fondato la rivista sovranista “Front populaire”, un progetto nato per «costituire un Fronte Popolare in opposizione al Fronte del Populicidio costituito da Macron e dai suoi (la classe politica Maastrichiana di destra e di sinistra) il cui progetto consiste nell’estromettere il popolo dalla politica».
L’obiettivo finale del filosofo e dei suoi alleati è chiaro: «Noi vogliamo la sovranità, che è l’arte di riprendere in mano il controllo politico del Paese per realizzare ciò che definisce la democrazia: il governo del popolo, da parte del popolo, per il popolo. Perché, da questo punto di vista, non siamo più in una democrazia, ma in una aristocrazia del capitalismo». Accanto al “populicidio”, c’è la minaccia dell’Islam, che per Onfray «porta avanti una guerra di civiltà contro la giudeo-cristianità». La difesa della civiltà occidentale dagli attacchi dell’Islam accomuna Onfray, Zemmour, Finkielkraut ed è la provocazione sulla quale si basa il romanzo di Houellebecq “Sottomissione”.
Sulla difesa della cultura e dell’Identità della civiltà occidentale, non si sottrae il filosofo Alain Finkelkraut. Recentemente ha confessato le proprie angosce a Vanity Fair: «Siamo entrati in una crisi dalla quale non sono sicuro potremo rimetterci. La Francia si trova di fronte a un’immigrazione incontrollata e sta subendo un mutamento demografico senza precedenti nella nostra storia». Di fronte a questo cambiamento cosa fanno le elite? Sono impegnate in «un’autoflagellazione sistematica e delirante».
A dare voce a queste posizioni, una nuova costellazione di media di più o meno recente creazione, orientati a destra ed estrema destra. Tra questi ci sono il canale televisivo CNews, il settimanale Valeurs Actuelles, il magazine L’incorrect, il sito internet Boulevard Voltaire, la rivista Front Populaire, il nuovo media online Livre Noir.
L’ultima battaglia è sui vaccini, il grande tema politico di inizio campagna elettorale per le presidenziali. I riferimenti intellettuali degli antivax sono il medico Didier Raoult, noto medico difensore del controverso trattamento per il covid-19 a base di idrossiclorochina, e Zemmour che due settimane ha dichiarato su CNEWS : «Macron ci impedisce di vivere senza vaccinazione, quindi siamo obbligati a vaccinarci. Non ha il coraggio di obbligarci perché aveva detto il contrario». Anche Zemmour si era contraddetto esaltando qualche mese prima la campagna vaccinale di Boris Johnson, ma non importa. Provocazioni e contraddizioni peseranno nella prossima campagna elettorale, le elezioni presidenziali del 2022.