Le conseguenze del disamore. Nella palazzina di “Tre piani”, da vedere mettendo un poco tra parentesi gli altri film di Moretti, nessuno (o quasi) è capace d’amare. Le conseguenze sono durissime. E reiterate nel tempo, perché se nel romanzo di Eshkol Nevo le storie restano aperte, il film che Moretti ha scritto con Federica Pontremoli e Valia Santella segue i protagonisti a lungo dettagliando gli effetti di quell’incapacità.
I tre piani del libro alludono alla tripartizione freudiana in Es, Io e Super-Io. Il film esplora piuttosto i diversi volti dell’amore. Ossessionato dalla presunta violenza subita dalla figlia bambina, Riccardo Scamarcio finisce per aggredire davvero l’anziano vicino sospettato (Paolo Graziosi). E soprattutto per fare alla nipote adolescente del vicino (Denise Tantucci) ciò che teme abbia subito la figlia, anche se diverse sono le età dei personaggi, diversi i pesi, le modalità, le responsabilità di questo amore così malvissuto. Al secondo piano Alba Rohrwacher combatte contro i suoi disturbi psichici nell’eterna attesa di un marito assente (Adriano Giannini). Qui è l’amore coniugale a essere malato. Come capiremo grazie al “doppio” di quel marito, suo fratello Stefano Dionisi, in una scena ispirata e inattesa che rimette l’eros al centro.
Al terzo piano le colpe salgono di grado: è l’amore familiare che latita. In apertura un giovane ubriaco (Alessandro Sperduti) investe e uccide una passante. I genitori, entrambi giudici (Nanni Moretti e Margherita Buy), non avranno pietà per il colpevole. II padre anzi rivendica il suo disprezzo per quel figlio difficile e certamente mai amato. Tanto da imporre un ultimatum alla moglie... È l’episodio più tragico e morettiano, anche se la “frontalità” cara a Moretti (frontalità morale, non visiva) poggia sulle spalle di Sperduti, il soggetto più fragile. Sarà lui a porre, nel tempo, le domande più scomode. Lui a farsi carico di un disagio che innerva un film ispido, dissonante, diseguale, ma carico di una tensione che resta dentro. Per imporsi verso la fine, quando i ragazzi e i bambini ormai cresciuti iniziano a far sentire la loro voce. E l’immancabile epifania musicale, così morettiana, assume di colpo un tono inquietante, quasi di congedo. Chi a Moretti chiede conferme resterà perplesso. Per gli altri i conti restano proficuamente aperti.
“TRE PIANI”
di Nanni Moretti
Italia-Francia, 119’