A Rai Uno non si butta niente. Che se tiri fuori uno show dagli egregi ascolti pare brutto finirla lì. Così a una settimana da Sanremo, Carlo Conti ci riprova con la versione Corrida del campione “Tale e Quale”, togliendo dalle vetrine di paese una carrellata in perfetto stile Luisona, la decana delle paste abbandonate dal tempo nel Bar Sport di Stefano Benni. Una variegata umanità, che dopo una vita passata a canticchiare nei compleanni dei parenti stretti, si ritrova all’improvviso riempita di guanti glitterati e paillettes per sottoporsi al giudizio della giuria storica del programma primigenio, refusi di Malgioglio compresi.
L’idea, per dirla con un giro di parole, non c’è. Vista l’approvazione generale concessa ai vip esteticamente trasformati in cantanti che hanno dato libero sfogo alle ugole arrugginite, il team autoriale ha pensato bene di riproporre lo stesso meccanismo svuotato dal meccanismo medesimo. Niente famosi, niente gara, niente critiche. Solo personcine scelte a caso, soprattutto in base alla somiglianza concessa da madre natura con la star di riferimento, senza trucchi, né protesi né inganni e via, tre minuti di esibizione come sulla giostra. Alla fine della quale si portano a casa con gioia una sequenza implacabile di «Sei stato molto bravo, sei bravissima, accidenti quanto siete bravi, brave bene bis».
I concorrenti, che arrivano e scompaiono dopo ogni puntata per non correre il rischio di rimanere impressi, si presentano prima di lanciarsi nel pezzo mostrando frammenti della loro vita vera, quella in cui ancora non erano stati toccati dal raggio di luce concesso da Conti l’intenditore. C’è chi parla in terza persona, chi è nato con la faccia da Baglioni e dal giorno della cresima risponde con l’acuto di “La vita è adesso”, chi delizia il partner a casa e lo ringrazia per il sostegno ricevuto, mentre il suddetto partner si gode l’ora d’aria e di silenzio dopo decadi matrimoniali di microfoni in salotto. E c’è chi fa il cameriere in un ristorante e appena stacca si veste da pirata, benda sull’occhio compresa, e tra le pizze e le linguine allo scoglio improvvisa un “Meraviglioso” di Modugno, giusto così per dire l’altezza vertiginosa.
Così in qualche oretta il sabato del villaggio scivola via, tra zappatori fischiettanti e donzellette. Mentre si diffonde, con garbo, una leggerissima malinconia, al pensiero che per la rete ammiraglia questa sia l’unica risposta possibile alle ancor più desolanti buste inesorabilmente aperte da Canale 5.