Ramón è ossessionato dai ricordi, Céline ha rimosso l’orrore. E il regista Lacuesta disegna un’intera società

Due giovani scampati d’un soffio all’orrore scoprono poco a poco di aver messo in atto strategie opposte per superare il trauma. Opposte e inconsapevoli naturalmente, la mancanza di controllo è il cuore del problema. Così lui è ossessionato dai ricordi, lei non ne parla mai. Lui soffre di attacchi di panico, lei sembra sempre padrona di sé, tanto da consigliarlo e accudirlo. Lui si chiama Ramón González, e a quell’esperienza ha dedicato un libro (mai tradotto in italiano), “Paz, Amor y Death Metal”. Lei si chiama Céline e tutti e due il 13 novembre 2015 erano al Bataclan, epicentro di una serie di attentati che in una sola notte farà 130 morti a Parigi. Anche se Céline, ecco lo scarto incolmabile, non ha mai detto a nessuno che quella sera si trovava lì.

 

Difficile immaginare soggetto più scivoloso di quello affrontato dal regista spagnolo Isaki Lacuesta. Oltre a fugare ogni sospetto di speculazione spettacolare, bisognava evitare l’armamentario ricattatorio che spesso impiomba le storie dei sopravvissuti. Impresa riuscita, almeno per l’essenziale.

 

Pur non disdegnando i flashback, “Un anno, una notte” contiene al minimo la rievocazione della strage, lasciando i terroristi (e gli uccisi) rigorosamente fuori campo per concentrarsi sul dopo, visto nella prospettiva rivelatrice di una coppia (Ramón e Céline sono Nahuel Pérez Biscayart e Noémie Merlant, improbabili a prima vista ma proprio per questo straordinariamente vivi e vibranti).

 

Come andare avanti, dopo un’esperienza simile? Cosa farne, dentro e fuori di sé, dunque anche nel loro rapporto? Come sfuggire all’assedio della memoria ma anche allo status di sopravvissuti, con gli amici, in famiglia, sul lavoro, nell’intimità? Ovvero, restando nel quotidiano, come sopportare la solidarietà pelosa e a volte offensiva degli amici via sms, la retorica di Hollande in tv, il razzismo dilagante? Mescolando passato e presente, memoria e immaginazione, ma soprattutto alternando con finezza i registri più diversi (lirico, elegiaco, domestico, drammatico, a tratti perfino comico), Lacuesta riordina il caos senza mai perdere di vista, anzi usando a meraviglia anche i lavori di Ramón e Céline, lui programmatore, lei assistente in un centro per ragazzi senza famiglia. Fino a disegnare in filigrana, dietro di loro, un’intera società. Non era facile.

 

“Un anno, una notte”
di Isaki Lacuesta
Spagna-Francia, 130’