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Il mondo della musica è schifosamente maschilista

di Gino Castaldo   5 dicembre 2022

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Per una serie di leggi non scritte alle donne è in sostanza concesso quasi esclusivamente di cantare. Chi imbraccia uno strumento, come Victoria dei Maneskin, è solo una rara eccezione

In questi giorni mi è capitato di riscoprire un eccezionale trio femminile di stile folk rock di cui si è persa la memoria. Sono The Roches, tre sorelle americane che negli anni Ottanta e Novanta hanno inciso dischi deliziosi, per nulla ruffiani, con armonie vocali molto originali, e ingiustamente cancellate dalla memoria. Ma potrebbe non essere un fatto accidentale.

Per essere definita da una parola così sontuosamente femminile, la musica è uno dei mondi più schifosamente maschili, se non addirittura maschilisti, che ci siano. Peggio di altri proprio perché teoricamente sarebbe per eccellenza il mondo dei sogni, dell’uguaglianza, della pace, dell’accettazione, dell’amore. E invece no, per una serie di leggi non scritte, eppure incredibilmente efficaci, alle donne in musica è in sostanza concesso quasi esclusivamente di cantare. Fateci caso, di voci ne possiamo trovare in quantità, dovunque, in ogni genere musicale, ma appena usciamo dal ruolo c’è il deserto, pressoché assoluto.

La percentuale di donne che suonano uno strumento, che scrivono canzoni, che producono, compongono, arrangiano, o che dirigono case discografiche è incredibilmente bassa. Con alcune circostanze aggravanti. A essere efferatamente maschile, ai limiti dello sciovinismo, è proprio il rock, la musica che dagli anni Sessanta ha avuto la presunzione di raccontare la rivoluzione, l’emancipazione, la liberazione sessuale.

Eppure, voci a parte, di gruppi rock femminili ce ne sono stati, ma pochi, pochissimi, a fronte di una marea sconfinata di maschi, di gruppi sempre e solo maschili, stabilendo quello che alla fine risulta un cliché sonoro e visivo incrollabile, roccioso. Ma anche i singoli ruoli strumentali sono quasi sempre nettamente col segno maschile. Per una Victoria che suona il basso nel gruppo rock più famoso del momento ci sono migliaia di suonatori uomini. E se cambiamo genere le cose non vanno granché meglio. Ve lo immaginate un gruppo jazz composto esclusivamente da donne? Ce ne sono, per carità, ma all’estrema periferia dell’orizzonte.

Ci sono stati maschi illuminati come Prince, che faceva di tutto per esaltare ruoli femminili al suo fianco, ma di solito ai musicisti piace creare club esclusivi e inaccessibili al mondo femminile. Il motivo per cui le donne sono autorizzate di fatto quasi solo a cantare è legato a ragioni ancestrali, alle serenate che le mamme per lenire il pianto cantavano ai piccoli. In tutte le civiltà antiche ci sono immagini di donne che cantano, diciamo pure che le donne hanno sempre cantato e continuano a farlo. Ma non basta, la disparità in tutti gli altri ruoli è offensiva, ingiustificata.

C’è una intera cultura che blocca questi processi, e che dovrebbe mutare profondamente al seguito della rivoluzione in atto. Tutto è cambiato, ma la presenza di donne rimane incredibilmente scarsa. E la musica oggi non può più permetterselo.