Sventurata è la Terra che ha bisogno di eroi, diceva qualcuno. Ma sono passati decenni e il signor Brecht non se ne avrebbe a male se ritrovasse la sua celebre frase aggiornata alle barbare modalità del suolo italico. Che potrebbe suonare più o meno con un: «Sventurato è il Paese che prende gli eroi, li mastica e li butta via, senza imparare granché». Certo un po’ brutale, ma sicuramente onesta. Perché altrimenti l’effetto stupore che provoca la striscia quotidiana di Rai Tre dedicata a quelle persone che guardano al di là del loro naso per il bene comune non avrebbe ragion d’essere.
Si intitola “Nuovi Eroi” l’intermezzo televisivo ormai alla sua quarta stagione, in cui rimbombano voci fortissime, a tratti assordanti persino nel silenzio. Storie quotidiane della cosiddetta Italia migliore, inedite foto di un Paese civile, in cui cittadine e cittadini si lasciano andare a gesti che diventano enormi.
Non ci sono le grida di entusiasmo di Adani a sottolineare le azioni belle della vita, ma la voce sabbiosa di Veronica Pivetti che diventa filo rosso, mentre scorrono i racconti di chi posa mattoni di esempi da seguire.
Chi non si è arreso alla mafia, chi ha cercato di costruire un futuro diverso per sé e i suoi compagni, chi ha sacrificato forza, privato e denari per offrire un’alternativa a chi soffre, l’impegno di chi non si è arreso al dolore per la morte di un figlio operaio e ha reso quel lutto una battaglia senza fine per tutte le vittime. Azioni potenti di cittadine e cittadini che sarebbe naturale come l’acqua senza bolle che diventassero esempio da seguire.
Eppure tra interviste e repertorio, sera dopo sera, viene spontaneo pensare come il concetto di eroismo del nostro buffo Paese sia perlopiù circoscritto all’urlo di Tardelli, solitario esempio di condivisione universale. Senza gol non restano né Achille né Ettore, i medici diventati “angeli” del Covid si dimenticano nei talk come mascherine usate e persino una figura delle dimensioni di Liliana Segre diventa bersaglio della schiuma di risulta di un Paese che la memoria non sa neppure cosa sia.
Così, mentre il cuore si gonfia di orgoglio per Giovannella, Giovanni, Mauro, Valentina, Marco, donne e uomini che ogni anno vengono premiati per la loro etica dal presidente Mattarella, torna alla mente l’estrema sintesi dell’eroe firmata Stan Lee: «Non credevo che l'Uomo Ragno sarebbe diventato un'icona mondiale. Io speravo solo che il fumetto vendesse così da potermi tenere il lavoro».