Ho visto cose
A Rebus (Rai Tre) il messaggio contro la vendita “affrettata” de L’Espresso riporta agli spettatori il valore del giornalismo. A cui ci aveva abituato Andrea Barbato
Questo articolo è pubblicato senza firma come segno di protesta dei giornalisti dell’Espresso per la cessione della testata da parte del gruppo Gedi. Tutte le informazioni le trovate qui
Siamo talmente assuefatti all'informazione con la pala che passa dal piccolo schermo, che quando accade qualcosa di diverso si resta un po’ perplessi, per quello strano quanto piacevole ricordo che viene da lontano. In tempi in cui Povia viene promosso opinionista sul conflitto in Ucraina, i servizi dei talk show di risulta vengono ammantati di musiche d'effetto per amplificare il dramma rilanciando video fake, Al Bano è una voce di riferimento persino quando non canta, i Tg sforbiciano le verità, la divulgazione a tutti i costi riempie gli studi a caso e dopo aver attraversato le tempeste pandemiche ne è uscita con una linea piatta neanche fosse un elettroencefalogramma, colpisce e non poco se un giornalista all’improvviso difende il valore del suo mestiere anziché tradirlo con ostinazione continua.
Corrado Augias, che di televisione ne ha fatta parecchia e se Dio vuole non ha alcuna intenzione di smettere, ha riportato in auge la cartolina che fu di Andrea Barbato, quel gioiello di comunicazione in cui un giornalista appunto, parlava al potere guardando dritto in camera. Da Andreotti a Berlusconi, senza se e senza ma, come si diceva una volta.
La direzione Guglielmi di cose strane ne aveva già combinate diverse e spesso capitava che guardando quelle piccole rivoluzioni si avesse la netta percezione di assistere a qualcosa che stava entrando, in qualche modo, nella storia televisiva. La cartolina era proprio uno di questi esempi. Perché col suo tono pacato, elegante, ironico, Barbato agli inizi degli anni Novanta, affrontava il suo tempo e lo raccontava attraverso il suo personalissimo messaggio affrancato. E si capiva che non era ordinaria amministrazione, e che quel momento sarebbe entrato a far parte della memoria di oggi. Così quando Corrado Augias dal suo “Rebus” (Rai Tre) si è rivolto all'ingegnere Elkann, col consueto garbo e quel velo di ironia irresistibile, per ricordargli il valore del mestiere dell'editore, quando gli si è rivolto «con il dovuto rispetto» per sottolineare come la vendita de L'Espresso sia stato «un gesto affrettato» (così come grave «fu il gesto di aver licenziato il direttore di Repubblica Carlo Verdelli mentre riceveva minacce di morte»), perché i giornali «hanno una storia, in qualche caso fanno la storia e danno anche un’interpretazione dei fatti: sono, nei casi migliori, una guida, hanno un’anima e bisogna maneggiarli con cura» ha ricordato agli spettatori che volendo, persino oggi si può fare in tv un intervento critico non solo per inseguire gli ascolti. E forse, ce lo ricorderemo anche domani.