La tv di Guglielmi è finita. Oggi non si sperimenta, non si investe, non si scommette. E anziché puntare su chi è in grado di tenere il palco e gestire una diretta con agio, ci si ostina a scegliere sempre e soltanto i soliti noti

Geppi Cucciari, troppo brava per vincere​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

Nell’episodio del film “L’oro di Napoli” intitolato “I giocatori”, Vittorio De Sica prova a vincere in tutti i modi contro il piccolo Gennarino. E rilancia, e si infuria, e alza la posta, ma il piccolo avversario non si scompone, lo guarda dal basso verso l’alto, mentre fuori i suoi amichetti giocano in cortile, lui resta lì con le manine piccole e le carte ben strette conta punti su punti, primiera, settebello, scopa, non c’è gara. «Mi gioco l’intero palazzo, dalle cantine al tetto, e la mia tenuta di Sparanise con il frutteto, vigneto, bosco e tutto. E aggiungo anche la giacca», strepita l’inutile nobile. Ma anche se il conte è un conte, Gennarino vince sempre. Come Geppi Cucciari.

Quando è apparsa in abito da sera con l’ombrello alla tristanzuola serata del Premio Strega dicendo: «La buona notizia è che è finita la siccità, la cattiva è che è finita stasera», e ha continuato tenendo strette le briglie della difficile diretta con questo livello di ironia e intelligenza a secchi come la pioggia, è stata accolta tra lo stupore generale.

Ma tu pensa, una strepitosa comica votata alla conduzione che riesce a portare avanti una serata con agio. Come se fosse chissà quale novità, che Maria Giuseppina Cucciari, capace di passare dal teatro alla radio, da Mattia Torre al panel di “Che Succ3de”, tanto un palco vale l’altro, con la stessa agilità con cui si schiaccia a canestro, è un’artista di razza. A cui si potrebbe affidare persino qualcosa di più dell’assegnazione di premi dal 2 per cento di share.

Ma togliere lo scettro ai soliti noti, che si contano al solito sulle dita di una mano, è un compito arduo e a volte sembra quasi un reato di lesa maestà il solo pensarlo. Datele Sanremo, regalatele un palinsesto, un reame, fatele guidare anche gli autobus, si leggeva in questi giorni nell’entusiasmo generale.

Poi, finita la pioggia, tutto è tornato nei ranghi e per la prossima stagione si assisterà senza scossoni a una televisione in cui i conti squattrinati continueranno a tenere la scena, millantando possedimenti già perduti. D’altronde la stagione del mai compianto abbastanza Angelo Guglielmi è passata da un pezzo, quell’epoca d’oro in cui si investiva e si prendevano rischi per lasciare allo spettatore il gusto del piacere di una tv ben fatta, capace di guardare in avanti. Anziché affidarsi all’usato sicuro, in cui è estremamente più semplice ogni volta che si assiste a una partita giocata come si deve, far finta che sia un caso. Anche se le carte lo sanno a chi devono andare. 

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