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Io sono campagna (elettorale): aiuto, sono tornati i talk show

di Beatrice Dondi   1 agosto 2022

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Con elezioni alle porte è ripartita all’improvviso la chiacchiera politica in televisione. Che definire creativa è dire poco

Braccalo braccalo, dai forza, te lo faccio braccare!…, dice Giorgia Rombolà nel suo “Agorà estate” all’inviato da piazza Montecitorio che dovrebbe riuscire a intercettare niente di meno che Francesco Silvestri del M5S. Un po’ come il “Chiappala chiappala” di Max Vinella, peccato che faccia meno ridere. Forse.

Questa lunga estate calda, in cui si sperava di tirare un filo di fiato dall’arrembaggio politico, si ritrova invece a essere il più concitato dei palcoscenici da campagna elettorale. Si erano tutti ritirati in buon ordine in attesa che riaprissero le scuole, il professor Orsini taceva come il campanello di casa Vespa e restava il brusio di sottofondo delle repliche d’ordinanza. Quando all’improvviso ecco lo scherzetto elettorale che ha rispalancato gli studi, neanche il tempo di una spolverata, mescolando giornalismo e intese programmatiche con un mestolo a forma di microfono.

L’alternanza di notizie colore è a dir poco creativa, e in parte compensa l’idea della pausa di riflessione mancata. Così senza colpo ferire si passa dal delizioso scambio di gentilezze tra Meloni e Sangiuliano al Tg2 Post («Presidente io le chiedo», «Direttore io la ringrazio») agli auguri affettuosi di Conte a Grillo per il suo compleanno, fino a Rocco (Casalino) che non risponde alle domande ma saluta simpaticamente Nicola (Porro). Da segnalare il ritorno glorioso di Berlusconi che conta sulle dita («Noi siamo in Italia i continuatori unici della: (1) tradizione liberale, (2) cristiana, (3) europeista, (4) garantista, e (5) dei valori e dei principi della civiltà occidentale»).

Ma neanche il tempo di capire se sia stato più incisivo lo sfogo (sacrosanto) di Brunetta contro gli insulti ricevuti sulla sua altezza o il tentativo di consolarlo di Lucia Annunziata («Però lei ha gli occhi azzurri, una cosa delle razze superiori ce l’ha»), che il Tg4 si lancia nella scelta iconografica. E per citare Letta e gli occhi della tigre, mette a tutto schermo giustappunto una tigre, mentre Di Battista  paragona Di Maio al Verdone di “Un sacco bello”, che per trovare un compare di scampagnata apre l’agendina e scorre i nomi, Olimpico Stadio, Stadio Olimpico…

Insomma, se per un puro caso riusciremo mai a distogliere il pensiero dalla barba, le salsicce e il sudore di Salvini, resta la solida certezza che l’ospite fisso dei prossimi talk show non potrà che essere lo scrutatore non votante di Bersani (Samuele), che è solo un titolo o un'immagine. Ma niente paura, siamo solo all’inizio.