Nella docu-serie Netflix l'incredibile storia di un'Italietta che si è lasciata sedurre dal nulla, senza imparare niente. E continua ad andare avanti a forza di slogan

«Non serve dimostrare per vendere. L’importante è suggestionare». Che detta così sembra un’estrema sintesi della campagna elettorale che se Dio vuole possiamo considerare archiviata ma in realtà è sempre una sintesi seppur suprema del Wanna Marchi pensiero, firmata all’epoca dalla mirabile penna di Beniamino Placido. La televenditrice che per oltre un decennio è stata capace di diventare personaggio a suon di urla mentre prendeva a pesci in faccia i suoi clienti, brutti, grassi e creduloni, bisognosi di buttare al vento anni e anni di accumuli addominali, ciccioni impenitenti che potevano essere salvati dalle sue alghe scioglipancia e dal suo urlo contadino, è tornata protagonista ancora una volta, in questo Paese dalla memoria labile e che permette i corsi ma anche i ricorsi con la stessa leggerezza di un velo di crema.

 

Così Wanna, dopo il Tapiro salato, la condanna, il carcere, il passaggio al biondo platino, l’Albania e ottanta candeline si ritrova, con la figlia siamese, al centro della docu-serie (Netflix) che porta il suo nome. E, consapevole e sfrontata, viene di nuovo eletta per un’ennesima vita televisiva, che incredibilmente le regala la promozione, questa volta di se stessa.

 

Lei, cattiva per sempre in favore di telecamera, la donna che era riuscita a mettere un prezzo persino alla fortuna e a cui quella fortuna ha girato improvvisamente le spalle in un’aula di tribunale, aveva capito sin dagli esordi che tutta la pubblicità è indimostrabile. Esattamente come la propaganda elettorale, che ha promesso, senza tema di smentite, coperture economiche inesistenti, interventi miracolosi, dentiere e flat tax neanche fossero i numeri del lotto del maestro di vita do Nascimiento.

 

Perché come scriveva Placido: «La pubblicità ci dice che, comprando quella tale automobile, conquisteremo i favori di quella bella ragazza, che ci sorride sullo sfondo. Oppure, che indossando quel tale tipo di giacca da manager faremo una miracolosa, velocissima carriera in ufficio. Come si può dimostrare che è vero? Come si può dimostrare che non è vero?». Non si può infatti e d’altronde nessuno avrebbe interesse a farlo, né i cartelloni elettorali con i sorrisi smaglianti, né uno schermo piccolo piccolo.

E neppure “Wanna” la serie, che preferisce a suo modo restare in superficie, senza distribuire colpe legittime. D'altronde la storia di un'Italietta che si è lasciata sedurre dal nulla senza imparare niente, è sempre quella, che va avanti a forza di slogan. Basta saperla vendere. D’accordo?  

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