L’evento
Prima edizione per il riconoscimento che il nostro giornale dedica alle personalità più meritevoli nel campo della Cultura. Nei giorni del Festival del cinema di Venezia un incontro sulla rivoluzione digitale con il direttore Lirio Abbate e l’editore Danilo Iervolino
di Emanuele Coen
«A tien’ ’na cosa a raccuntà? E dimmélla!». Risuonano le parole del regista napoletano Antonio Capuano, che in riva al mare esorta Fabietto, giovane protagonista del film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”, Leone d’Argento Gran Premio della Giuria all’edizione 2021 della Mostra del cinema di Venezia, a tirare fuori tutto quello che ha da dire. «Sì!», urla con tutta la voce che ha in gola Fabietto, alter ego adolescente di Sorrentino, prefigurando davanti al mentore il proprio futuro artistico, in una delle scene cult del film. Di cose ne ha dette e raccontate tante Sorrentino attraverso le sue pellicole negli ultimi vent’anni, con ironia, sarcasmo, sottile malinconia. Ha raccontato la politica e i suoi riti, i personaggi dei palazzi e del sottobosco romano ne “Il divo” e ne “La grande bellezza”, il potere nelle sue mille sfumature invisibili nella serie “The Young Pope”, con il suo gusto surreale, disincantato, grottesco, a tratti spietato.
Nei giorni del Festival del cinema il regista, 52 anni, riceverà a Venezia il premio L’Espresso alla Cultura 2022, la prima edizione del riconoscimento che il settimanale assegnerà d’ora in poi a personalità del mondo della cultura. A consegnare il premio al regista sarà Danilo Iervolino, editore de L’Espresso, a conclusione dell’incontro, organizzato da L’Espresso Media, dal titolo “Il digitale nel mondo della cultura: presente e futuro”, martedì 6 settembre (ore 18,30) a Venezia all’Hotel Aman, Palazzo Papadopoli. Il direttore de L’Espresso, Lirio Abbate, dialogherà con Pif, regista e autore; Fedez, cantante e produttore musicale; Francesca Fagnani, giornalista; Pietro Valsecchi, produttore Taodue Film; Nerio Alessandri, presidente e fondatore di Technogym; Francesco Fimmanò, professore e avvocato, componente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti. Iervolino concluderà l’incontro e consegnerà il premio a Sorrentino.
In questi giorni si può cogliere il lavoro del regista da un’angolazione inattesa, attraverso le foto di scena di Gianni Fiorito. Si intitola “È stata la mano di Dio – Immagini dal set” la mostra, a cura di Maria Savarese (fino al 5 settembre) al Mann, Museo Archeologico Nazionale di Napoli: 51 scatti, nella sala del Toro Farnese, realizzati dal fotografo che collabora con Sorrentino da vent’anni. Una sorta di viaggio nell’immaginario del regista, da Marechiaro a Posillipo, dal Vomero ai Quartieri Spagnoli, dallo Stadio Diego Armando Maradona a piazza del Plebiscito. Temi e personaggi che ricorrono nel film girato nella città partenopea: San Gennaro e o’ munaciello, Napoli anni Ottanta, la famiglia, la passione, la ricerca della felicità, il cinema. Tornano in mente le parole di “Napule è”, la canzone di Pino Daniele che accompagna la scena finale del film: «Napule è mille culure, Napule è mille paure/ Napule è a voce de’ creature che saglie chianu chianu». Sul filo dell’Amarcord e della nostalgia.