Seicento firme: anche quelle di Ernaux, Gurnah e Tokarczuk. La lettera aperta del sito Arablit dà voce alle proteste per la decisione della Buchmesse di annullare un riconoscimento a uno dei più bei romanzi palestinesi degli ultimi anni. Ecco come lo presentava l'autrice quando è uscita la traduzione italiana

La decisione di annullare la consegna del LiBeraturpreis ad Adania Shibli per "Un dettaglio minore", uno dei più apprezzati romanzi palestinesi degli ultimi anni, ha creato polemiche in tutto il mondo. Anche perché la decisione è stata accompagnata dall'impegno della Buchmesse di Francoforte a «rendere particolarmente visibili le voci ebraiche e israeliane». 

 

Le più importanti realtà editoriali del mondo arabo, come la fiera di Sharjah, hanno rinunciato a partecipare alla fiera. E lo stesso ha fatto uno degli scrittore più sulla cresta dell'onda, Said Khatibi, giovane autore algerino trapiantato Sarajevo appena premiato allo Sheikh Zayed Book Award di Abu Dhabi.

 

Da quando l'agenzia letteraria Litprom ha annunciato la cancellazione della premiazione in programma per Shibli, si sono riaccesi i riflettori su "Un dettaglio minore", tradotto in italiano da Monica Ruocco per La Nave di Teseo. Un romanzo che ha al centro una storia vera, quella di una beduina del Negev sequestrata, violentata e uccisa da un gruppo di militari israeliani durante la guerra del 1949. Ma che finisce per mostrare come oggi la vita di ogni palestinese, in Israele, sia un dettaglio senza importanza. 

 

Una lettera aperta, lanciata dal sito culturale Arablit, ha raccolto in poche ore 600 firme di scrittori, agenti letterari e altri professionisti dell'editoria di tutto il mondo: tra gli altri, anche i tre premi Nobel per la Letteratura Annie Ernaux, Abdulrazak Gurnah e Olga Tokarczuk, due vincitrici del LiBeraturpreis (Pilar Quintana e Madeleine Thien), e famosi autori come Colm Tóibín, Valeria Luiselli, Pankaj Mishra, Maaza Mengiste, e Hari Kunzru. E poi Naomi Klein e Judith Butler, Fatima Bhutto, e Isabella Hammad, William Darlymple e Hisham Matar: una scelta dei romanzieri più amati dai "lettori forti" di tutto il mondo. Tra le firme italiane quella di Elisabetta Sgarbi della Nave di Teseo e Gianni Schilardi di Argo, che aveva pubblicato in precedenza altri due libri di Shibli, "Sensi" e "Pallidi segni di quiete".

 

In una intervista a L'Espresso quando è uscita la traduzione italiana, Shibli spiegava che il suo libro «è fiction, non realtà». Anche perché fare storia per i palestinesi, come per tutti gli altri popoli colonizzati, è impossibile perché le fonti e gli archivi sono nelle mani dei colonizzatori. E agli oppressi resta solo la possibilità di rievocare «qualcosa che non è stato notato dai colonizzatori, e per questo non è stato distrutto o cancellato. Una letteratura minore, basata su dettagli così piccoli che sono sfuggiti all’attenzione dei potenti».