Dopo un lungo progetto di riqualificazione, e con un nuovo allestimento, riapre al pubblico la Galleria rinascimentale. Un complesso unico, che ha ospitato grandi artisti e scrittori

Aprire gli occhi e ritrovarsi al centro di un grande salone che in realtà è un teatro, un’enorme struttura in abete rosso del Friuli ricoperto di stucco dipinto per simulare il marmo con un arco di proscenio permanente. Ci giriamo e dietro di noi, sotto le arcate, notiamo diverse statue a soggetto mitologico, le pareti decorate e la cavea ad U formata da quattordici gradini capaci di ospitare un tempo circa tremila spettatori. Dopo sei anni di lavori complessivi, ha riaperto al pubblico, totalmente riqualificata, la Galleria Nazionale della Pilotta a Parma, a seguito di un progetto di revisione e di riallestimento del percorso espositivo, ideato dal Direttore del Complesso Simone Verde, romano, classe 1975, una laurea in filosofia teoretica, traduttore e già responsabile della ricerca scientifica e pubblicazioni per il AFM/Louvre di Abu Dhabi. La riapertura si completa anche con l’inaugurazione di alcuni nuovi spazi: l’Ala Nord alta, la Galleria del Teatro, la Passerella Farnese e il Medagliere ducale.

 

Qui la meraviglia si confonde con la Storia. «Curioso l’excursus di questo posto, costruito in gran fretta tra la fine del 1617 e il 1618 ma con estrema meticolosità», racconta il direttore Verde.

 

Oggi tutta la Pilotta, che dirige da sette anni, è tornata alla luce. Una vera e propria “Era Verde”, «un esperimento» – come lo definisce lui – davvero ben riuscito, aggiungiamo noi. Mentre ci parla, torniamo a voltarci verso il proscenio, cuore pulsante di quello che è stato in assoluto il primo teatro moderno della storia europea, e a colpirci è il videomapping, un progetto del Complesso Monumentale della Pilotta promosso dal Ministero della cultura-Direzione Generale dello Spettacolo, ideato proprio da Verde con Stefano Gargiulo, prodotto da Kaos Produzioni e realizzato con Cinecittà S.p.A. «È una maniera per offrire al pubblico, ogni trenta minuti, la possibilità di dialogare con un luogo denso di anime e identità – continua il direttore - e per ricreare quell’illusione, non più fisica ma digitale, riattivando la macchina scenica del Teatro, evocando l’antica fastosità del decoro, riportando alla memoria una macchina fatta di uomini, corde, carrucole, pezzi di legno, statue, stucchi e decori».

 

Teatro Farnese

 

Ranuccio I, quarto duca di Parma e Piacenza, voleva festeggiarvi con grande sfarzo la sosta di Cosimo II de’ Medici in città, in viaggio verso la tomba di san Carlo Borromeo a Milano, costretto poi ad annullare quel viaggio per motivi di salute. L’inaugurazione, pertanto, fu spostata più avanti, quasi dieci anni dopo (1628) con uno spettacolo mitologico dal titolo “Mercurio e Marte”. Nei secoli fu abbastanza trascurato e poi definitivamente abbandonato quando Maria Luigia di Borbone incaricò Nicola Bettoli di costruire il nuovo Teatro Ducale, oggi Regio, nel 1829. «Il Teatro Farnese non rimase però vuoto e silenzioso», tiene a precisare Verde: «Perché tra il XVIII e il XIX secolo divenne il pellegrinaggio prediletto di principi, artisti, uomini dello spettacolo e scrittori - da Montesquieu a Charles de Borosses fino a Charles Dickens – che sostarono in città per ammirarlo, rammaricandosi della condizione di assoluto degrado in cui si trovava la sala». Con il nostro Virgilio dall’accento francese-romano, continuiamo il percorso che ha un che di paradisiaco. L’ala nord alta, con la pittura emiliana del 500-600, è stata inaugurata a fine giugno come la Passerella Farnese con il medagliere ducale e la Galleria del Teatro. Il tutto si completerà con la riapertura della sezione archeologica che faranno della nuova Pilotta, inaugurata alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, un’eccellenza italiana di cui andare fieri nel mondo. «Mi piacerebbe che la Pilotta diventasse una best practice per i musei italiani, visto che qui si può avere accesso a tutte le tipologie di collezionismo classico occidentale, dal materiale archeologico alle belle arti fino alle collezioni libraie e al museo della stampa».

 

L'ala nord alta della Galleria Nazionale della Pilotta

 

La Pilotta è infatti l’unico museo enciclopedico al di fuori dei Musei Vaticani in Italia e la sua Biblioteca Palatina, che visitiamo, ha dell’incredibile, ricordando molto come struttura e contenuti quella dell’Escorial fuori Madrid. Oltre ad avere il primo catalogo su schede mobili e non più relegato in volumi, conserva più di 700mila fra volumi, opuscoli, fogli singoli, periodici, incunaboli, stampe (sono più di 50mila), disegni e una vastissima raccolta di manoscritti ebraici, la più grande del mondo conservata in una biblioteca pubblica. Il percorso continua tra il Museo Bodoni e la Galleria Nazionale con una serie di capolavori unici, tra cui la Scapigliata di Leonardo. Uscendo, nel bel cortile del Guazzatoio, finalmente privo di automobili, pensiamo che un museo deve essere proprio questo, come dice Verde: «Non l’insieme degli oggetti che custodisce, ma il punto di vista scientifico, la visione del mondo che riesce a costruire attorno ad essi».