Buonismo, ambiguità, luoghi comuni. La bravura degli attori e di Pierfrancesco Favino non basta a salvare un film superficiale sulla Seconda guerra mondiale  

Ci sono missioni così suicide che verrebbe da difenderle per puro spirito sportivo. Imprese così paradossali che ci si meraviglia siano andate in porto. “Comandante” spinge questa categoria di film “impossibili” a nuove vette di spericolatezza: protagonista fascista (ma gentiluomo, per carità), messaggio pacifista (non si lasciano in mare i naufraghi, ieri nemici oggi migranti), linguaggio mimetico, ergo roboante. Perché l’etica va inscritta nell’epoca: e dunque giù con toni, facce, pose, luci, battute turgide da Ventennio, sia pure al tramonto («Sono italiano, abbiamo dietro duemila anni di civiltà»).

 

A Venezia, dove aprì il Concorso, il risultato fu difeso (per dovere d’ufficio?) dalla quasi totalità della stampa italiana e affondato senza troppi riguardi da quella anglosassone, salvando la bravura degli interpreti, il valore spettacolare, la ricostruzione del sommergibile Cappellini in scala 1:1. E gli intermezzi leggeri, di cui in Italia siamo maestri (la parte culinaria è forse la migliore del film). 

 

Più dura accettare il modo a dir poco semplicistico e scopertamente strumentale in cui (non) viene evocato il contesto storico, minimizzando la contiguità tra fascismo e nazismo in nome di un’italica e assai ipotetica superiorità morale. Ne fa fede l’episodio imbarazzante dei due belgi che, essendo in guerra, anziché esser grati all’eroico comandante Todaro (Pierfrancesco Favino) per aver salvato loro e gli altri marinai dall’affondamento del loro mercantile, intraprendono un patetico tentativo di sabotaggio del sommergibile italiano («fascista», dicono, e come non capirli).

 

Due emeriti imbecilli, puniti a schiaffi e pugni non solo dall’intero equipaggio italiano ma dai loro stessi connazionali, ridicolizzando con i personaggi l’intera causa (la guerra è guerra, i nemici restavano nemici e alleati dei nazisti. O no?). Nessun dubbio che il Ventennio meriti di essere indagato e rimesso in scena con spirito libero anzi spregiudicato. Ma sono ben altri i soggetti che meritano di arrivare sullo schermo, per non parlare dei toni.

 

COMANDANTE
di Edoardo De Angelis,
Italia 120'